Si è riunito questa mattina a San Nicola di Melfi l’attivo dei delegati della Fim Cisl dello stabilimento Stellantis e delle aziende dell’indotto per fare il punto sul futuro del polo automotive lucano in vista dell’incontro che si terrà al ministero delle Imprese il 14 febbraio. «Il 2023 rappresenta per lo stabilimento di Melfi l’anno in cui si completeranno gli investimenti industriali previsti dal piano Stellantis ‘Dare forward’ per preparare lo stabilimento alla produzione dei quattro futuri modelli full electric», ha detto il segretario nazionale Ferdinando Uliano sottolineando che «la trasformazione deve rappresentare un elemento di garanzia per il futuro produttivo e occupazionale. Questo significa che le nuove produzioni dovranno affiancare quelle attuali senza determinare contraccolpi negativi. In altri termini, non si lasciano le produzioni fino a quando quelle che subentrano non consentono di sostituire le produzioni e di garantire i livelli occupazionali. Salti nel buio che determinano perdite per i lavoratori non siamo disposti ad accettarli», ha avvertito Uliano.  

 

«Nei prossimi mesi – ha aggiunto – saremo impegnati a verificare con Stellantis come verrà gestita la fase di trasformazione verso i nuovi modelli elettrici. L’incontro del 14 febbraio presso il Mimit sarà un appuntamento importante sia per Melfi sia per verificare lo stato di avanzamento del piano industriale per ottenere le garanzie per tutti gli stabilimenti italiani. Come Fim Cisl pensiamo che sia altrettanto importante che in sede governativa si affronti il problema dell’indotto dello stabilimento lucano. Sono oltre 3 mila i dipendenti collegati allo stabilimento di Melfi ed è necessario che il governo ottenga le garanzie da Stellantis di una continuità lavorativa del comprensorio sui futuri modelli. È necessario mettere in campo strumenti straordinari sia da parte del Governo, con la creazione della area Zes, sia da parte della Regione per accompagnare nel processo di transizione anche le aziende della fornitura».

 

Sulla necessità di non abbandonare del tutto le motorizzazioni termiche ha insistito il segretario generale della Fim Cisl Basilicata Gerardo Evangelista: «È chiaro che la fabbrica di Melfi deve adeguarsi alle crescenti esigenze di efficienza energetica e riduzione delle emissioni, ma allo stesso tempo è importante che continui a produrre almeno un modello di vettura con una motorizzazione termica del marchio Jeep per garantire i posti di lavoro e il sostentamento per la comunità, anche perché per arrivare al 2035, quando gli obblighi europei dello stop a benzina e diesel saranno tassativi, ci vogliono altri 12 anni».

 

«È altrettanto chiaro che c’è bisogno di traghettare lo stabilimento attraverso la gestione dei contratti di solidarietà», ha avvertito Evangelista, poiché «la strada è ancora in salita, visto anche l’andamento non positivo del mercato, condizionato da vari fattori di incertezza, come la mancanza di componenti che determinano conseguenze sulle produzioni». Fari puntati anche sull’indotto che, secondo Evangelista, «deve giocare un ruolo importate per preparare la transizione verso i nuovi prodotti. È stato sempre riconosciuto il valore aggiunto che le aziende dell’indotto hanno in questa sfida industriale, anche per il vantaggio competitivo di avere un parco fornitori all’interno del comprensorio collegato direttamente allo stabilimento. Esse rappresentano la migliore garanzia per questo progetto affinché si realizzi e si realizzi bene», ha concluso il segretario della Fim lucana.

 

Presente anche il segretario confederale Carlo Quaratino che ha rimarcato l’urgenza di una politica industriale regionale: «Il tema della transizione energetica riguarda Stellantis ma riguarda anche l’intero sistema produttivo della Basilicata che è chiamato a misurarsi con la sfida dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale. Il progetto pilota sull’idrogeno – ha spiegato Quaratino – non può esaurire l’impegno della Regione su questi temi, serve una più organica politica industriale per governare le trasformazioni dei modelli produttivi e un forte investimento per la formazione e la riqualificazione delle persone».