Non si è fatta attendere la risposta della Fisascat alle dichiarazioni di Confapi sullo sciopero del personale addetto alla vigilanza della Regione Basilicata (lotto 6) previsto per il 23 marzo. “Evidentemente occorreva riportare in maniera testuale quanto previsto nell’accordo prefettizio, nelle proposte fatte pervenire alle maestranze e quanto previsto dal CCNL di categoria per far comprendere che l’appellativo ‘surrettizio’, utilizzato dalla controparte per definire le motivazioni dello sciopero, mal si concilia con le disposizioni contrattuali”. È quanto dichiara la segretaria generale della Fisascat Cisl Basilicata Emanuela Sardone che invita ancora una volta il Prefetto di Potenza a “mettere in campo tutta la propria autorevolezza istituzionale per riportare al tavolo negoziale le parti coinvolte e ricercare una soluzione che non sia lesiva dei diritti fondamentali dei lavoratori”.

 

“Ricordiamo che fin dall’ingresso dell’Ati sull’appalto, in considerazione del sacrificio fatto dalle maestranze, la Fisascat ha monitorato la situazione evidenziando e segnalando immediatamente le criticità emerse. Il confronto con le parti sottoscrittrici dell’accordo non ha portato, ad oggi, a dare le dovute risposte a quei lavoratori che con grande dedizione hanno svolto la propria attività lavorativa garantendo la sicurezza degli uffici regionali anche in piena fase emergenziale. Le numerose ‘dichiarazioni di intento’ da parte della Regione Basilicata non hanno trovato, alla data odierna, alcun riscontro concreto e le proposte di variazione contrattuale sinora pervenute dall’Ati sono state ritenute inaccettabili poiché prevedono l’utilizzo di ferie e permessi da parte del datore di lavoro in maniera unilaterale”.

 

“Ora apprendiamo dalla stampa che sarebbe stato sottoscritto un accordo a 162 ore con altre sigle sindacali, peccato che al momento non si conoscono i dettagli di tale accordo e non è pervenuta alcuna dichiarazione di volontà della controparte di innalzare l’orario contrattuale del personale, se non a fronte dell’utilizzo dei suddetti istituti contrattuali. Allo stesso tempo sarebbe inaccettabile l’esclusione della sigla più rappresentativa dell’appalto nella sottoscrizione di un accordo conforme al dettato contrattuale come insistentemente richiesto dalla Fisascat”.