Il “solito rito” è quello palco e platea del Centro culturale Nitti in cui a Melfi l’Associazione melfitana “Francesco Saverio Nitti “ha sempre presentato all’imbrunire o in serata libri (saggi, storie, dizionari, poesie, ristampe, novità, eccetera) secondo tradizione.
Questa volta, per un libro “diverso” scritto da Stefano Rolando, presidente della Fondazione Nitti (di cui l’Associazione è stata – insieme alle istituzioni del territorio e all’ Università della Basilicata – socio fondatore), l’idea è stata, appunto, diversa.
Spazio-caffè (lo Sfizio di viale D’ Annunzio), mattinata di sabato, con aperitivo finale. Tutti ai tavolini.
Con la regia di Gianluca Tartaglia i presentatori hanno rappresentato in un certo senso gli “imputati”. Come ha detto Mario Restaino (capo dell’ANSA a Potenza e presidente dell’Ordine dei giornalisti della Basilicata) “questo libro coglie la fase storica in cui la politica e il giornalismo si esprimono fuori dalla realtà”. E dunque un giornalista, molto rappresentativo, e anche un politico, pur nella sua veste di amministratore, l’assessore al bilancio (e in senso informale anche alla Cultura) del Comune di Melfi, Alessandro Panico.
Il libro di cui parliamo è “La divulgazione civile” (Guerini editore, 314 pagine), in un certo senso “almanacco o zibaldone” di una settantina di commenti ai fatti più rilevanti degli ultimi due anni, all’origine pubblicati in forma di audio dal magazine online Il Mondo Nuovo (dunque una forma radiofonica), poi trasferiti come testo scritto in varie forme di giornalismo online, fino a costruire veri e proprio percorsi di pubblico segmentato.
E ora in libro, articolato in cinque tematiche: identità e radici; politica interna; politica internazionale; media e spettacolo; società.
Ecco la sintesi dei contributi dei due presentatori:
“La divulgazione civile –afferma Alessandro Panico- è una raccolta degli ultimi due anni del podcast che Stefano Rolando tiene settimanalmente sul sito della rivista online Il Nuovo Mondo. La rubrica si chiama “il biglietto da visita”, a denotare la centralità del punto di vista soggettivo con cui sono trattati gli argomenti. Un chiarimento non di secondo piano, per un professionista e docente di comunicazione pubblica come Rolando. Altrettanto importante è l’attenzione critica all’uso del linguaggio, proprio o altrui, che si sviluppa attorno al tema della rappresentazione, ossia all’uso della parola per descrivere la realtà, con particolare attenzione al vocabolario della politica. La curiosità dell’autore verso i nuovi modelli comunicativi del giornalismo digitale gli consente di interpretare il format, di circa 25 minuti per ogni podcast, secondo un’architettura espositiva chiara ed efficace, che, partendo sempre da un tema di attualità con taglio giornalistico, ha spazio sia per l’inquadramento del contesto che per la evidenziazione critica dei problemi e per una riflessione conclusiva, sempre aperta e mai assertiva. Il libro, anche per la scelta editoriale di raccogliere gli interventi in ordine sistematico, per grandi temi (la politica, la società, lo sguardo internazionale e così via), contiene un supplemento di valore civile e programmatico che va oltre la mera trasposizione a stampa delle comunicazioni orali via web. Un valore che si può sintetizzare nella missione di pedagogia civile, racchiusa nel titolo ma sempre presente nella pubblicistica di Stefano Rolando, che egli chiama public engagement e che potremmo tradurre, con qualche imperfezione traspositiva, come coinvolgimento sociale verso pubblici forse non numerosissimi, ma raggiungibili grazie a una pluralità di media che riprendono la medesima riflessione, dal podcast alla rivista tradizionale, fino a questa ricapitolazione in forma di saggio. Un esperimento riuscito”.

“Il libro del professor Rolando è come la raccolta di tanti editoriali pubblicati ogni giorno su un giornale. Ogni giorno una riflessione su un tema – sostiene Mario Restaino-. Ma un tema scelto con attenzione, per rispettare – ne abbiamo tanto bisogno, proprio prima di tutto nel giornalismo – il “comandamento” principale della buona informazione: scegliere. Ci sono pagine estremamente chiare sui tre temi che il libro affronta: sulla politica, con una forte precisione sui caratteri degli schieramenti oggi in campo in Italia; sulla società, con i suoi “mali” e le cure per affrontarli; sulla comunicazione, settore che soffre di difetti che ne stanno condizionando il futuro e dai quali sarà difficile guarire senza fare scelte coraggiose e mettere in campo idee nuove”.

Ed ecco la sintesi del commento finale dell’autore:
“Sono grato agli amici presentatori e grato al pubblico così inaspettatamente presente. Lo spirito della divulgazione civile è parte di un orientamento alla spiegazione, all’accompagnamento interpretativo, a cui mi sono dedicato in tutti gli anni del mio percorso universitario, venuto dopo molti anni di responsabilità in istituzioni e in aziende – conclude Stefano Rolando-. Penso che ci sia una domanda alta di “spiegazione” soprattutto in epoca di crisi e di incerte transizioni. Non a caso questo esercizio è assunto da figure molto più note e competenti di me, storici, scienziati, economisti, sociologi. L’Accademia non è tutto. Conta la società che in parte partecipa ma in parte è anche vittima di analfabetismo di ritorno o di emarginazione dal dibattito pubblico. Basta vedere la quota di astensione a cui siamo arrivati. Bisogna reagire a questo vulnus democratico. E il ruolo di fondazioni, associazioni e nuovo giornalismo digitale si va orientando anche verso questo compito sociale e civile”.