In un pezzo di Tommaso Labate, giornalista interista con il cuore a sinistra, anche il Corriere della Sera mette in evidenza la partenza comunicativa shock di Piero Marrese, al suo start da candidato del campo ristretto.

Scrive Labate: “Nella tragica galleria degli «agnelli sacrificali» della politica, che si arricchisce di nuovi arrivati tutte le volte che alle elezioni amministrative una coalizione fatica a trovare la quadra e arriva senza paracadute quasi fino allo scadere del termine per presentazione delle liste, figura adesso anche Piero Marrese, candidato del campo largo in Basilicata, palesatosi alla fine di quella giostra impazzita che ha bruciato uno via l’altro Chiorazzo (Angelo) e Lacerenza (Domenico), resi celebri da un’allitterazione che li ha trasformati in una cantilena mandata giù a memoria da tutti”. E fin qui, poverino, non é colpa di Marrese.

Poi continua: Bonelli e Fratoianni non sanno chi sia Marrese, nonostante Piero dica di aver fatto una videocall con loro. “Può capitare di confondersi quando tutto succede così maledettamente di fretta. E succede tutto maledettamente di fretta quando il gioco della bottiglia della politica finisce per candidare chi magari non se l’aspettava più, chiamato a un incrocio tra la battaglia eroica e il sacrificio meno doloroso possibile”, infierisce Labate.

Stantio e noioso appare poi l’attacco di Marrese al presidente Bardi «Io sono l’unico candidato lucano in corsa. Bardi è nato in Basilicata ma vive prevalentemente fuori», sono state le prime parole, un adagio non troppo dissimile dallo sfortunatissimo tormentone con cui il centrosinistra abruzzese salutava ogni uscita pubblica dell’uscente Marco Marsilio («Vive prevalentemente a Roma!»), poi riconfermato a larghissima maggioranza dal voto, ricorda sempre Labate.

E poi il colpo del ko comunicativo finale. Leggiamo Labate: «Il mio è un campo vincente», scandisce lui. Inaugurando un aggettivo che accanto alla formula del “campo” nessuno aveva ancora pronunciato. Quantomeno non prima del voto”.

La Basilicata continua a restare al centro delle ironie d’Italia grazie ad un Centrosinistra sempre più confuso.

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