“Non c’è dubbio: il 2020 è stato un annus horribilis. Un anno di sofferenze e sacrifici che hanno messo a dura prova la nostra resistenza individuale e collettiva. Un anno in cui tante, troppe, persone ci hanno lasciato.

Un anno durante il quale abbiamo compreso quanto la politica sia determinante nella vita delle persone. La prima “spia” che si è accesa è stata quella del sistema sanitario: un sistema che, negli anni, ha accumulato falle, anche a seguito della riforma del Titolo V del 2001, che ha trasferito alle Regioni la competenza nella gestione ospedaliera.

Questa Pandemia ha portato allo scoperto le differenze tra Paesi e territori, anche regionali, che negli anni hanno saputo investire in politiche più lungimiranti e quelli che, al contrario, hanno sperperato denaro, sclerotizzando o annientando del tutto il Welfare, la Scuola, la Ricerca, la Sanità, l’Ambiente.

Il mio auspicio è che il 2021 sia un anno di ricostruzione, in cui, consapevoli di tutto ciò che non funziona, le forze politiche tutte, con senso di responsabilità e attenzione verso i veri problemi che angustiano il buon vivere delle persone, si rimbocchino le maniche e lavorino per un’Italia migliore.

Un Paese innovativo che investa in digitalizzazione, migliorando i servizi pubblici, agevolandone la fruizione da parte dei cittadini, oggi costretti a districarsi in un incomprensibile ginepraio burocratico.

Un paese che investa realmente in Ricerca e Sviluppo. Tra le immagini che più hanno segnato questo 2020 vi è, infatti, quella delle ricercatrici, “ovviamente” precarie, che hanno isolato il ceppo italiano del Coronavirus. Un’immagine di eccellenza e di decadenza: da un lato, il merito delle nostre ricercatrici, vanto d’Italia, dall’altro, la precarietà professionale, e dunque esistenziale, in cui il nostro Paese le ha costrette. L’auspicio è che, fatto il vaccino, continueremo a ricordarci di questi lavoratori.

E ancora un Paese che promuova una sanità gestita da dirigenti qualificati e non nominati, come sempre accade, dalla politica.

Parlando della mia Basilicata, non possiamo continuare a campare di royalties del petrolio, di eolico selvaggio, di inceneritori e cave e di tutto ciò che toglie alla nostra terra senza lasciare altro che tossine.

A queste forme di sudditanza dobbiamo opporre una visione chiara, organica e lungimirante di sviluppo. Questo governo regionale deve offrirci un progetto chiaro, visionario e di ampio respiro che consenta alla nostra Regione di decollare, emancipandosi da quella condizione di “fanalino di coda” a cui per anni è stata relegata.

Dunque sarà un anno di ricostruzione in uno scenario globale ormai totalmente nuovo. Auguro a tutti che sia davvero felice e che ci si possa mettere definitivamente alle spalle questa tragica parentesi, con la viva e ritrovata consapevolezza, però, che un abbraccio e la vicinanza fisica delle persone hanno un valore inestimabile”.