“Come suggerivo da tempo, la presentazione della certificazione dell’Olio Lucano IGP avrei preferito fosse stata organizzata dal Dipartimento Agricoltura che, anche in questo caso, si dimostra imballato e senza spirito di iniziativa. L’occasione, invece, è stata offerta da un privato, dal Frantoio Oleario Pace che, per primo, ha voluto cogliere l’opportunità,
giustamente, per comunicare non solo la sua adesione al sistema, anche la prima bottiglia etichettata e, inoltre, animare un confronto, seppur da remoto, del cui invito a partecipare sono grato.

È la prima occasione pubblica nella quale ho potuto commentare l’ultimo grande risultato della Basilicata dell’agroalimentare, ufficializzato qualche settimana fa dalla comunità Europea, ma cominciato e di fatto concluso con l’invio della documentazione finale nei 4 anni da me trascorsi alla guida del Dipartimento. L’Olio Lucano IGP, insieme alla Lucanica di Picerno IGP, al Bovino Podolico Sqnz, al recupero del marchio Pane di Matera IGP, alla Lenticchia di Altamura e alla mozzarella di Gioia del Colle DOP (in cui aree importanti di Basilicata sono comunque coinvolte) è solo l’ultimo dei prodotti che hanno concluso l’iter di riconoscimento e che vedono la Basilicata dell’agroalimentare protagonista a livello europeo.

Fondamentale e necessario non fermarsi proprio adesso, come purtroppo invece appare accadere, bensì proseguire in questa direzione, lavorando per incentivare e stimolare le aziende a produrre nel rispetto dei disciplinari che consentono l’utilizzo dei marchi europei IGP e DOP e ad iniziare un identico percorso per la produzione simbolo dell’ortofrutta lucana. La fragola di Basilicata e il finocchio sono, infatti, produzioni che interessano centinaia di aziende e che riguardano oltre 1500 ettari di territorio, generando fatturati per circa 300 milioni di euro, che potrebbero fare da traino all’intero comparto.”

Lo ha dichiarato il Consigliere Regionale Luca Braia (IV), già assessore all’agricoltura.

“La nostra produzione, seppure già di eccellenza per qualità – prosegue Braia – non aveva mai avuto una politica seria dei marchi e delle certificazioni europee, nonostante ne abbiamo un numero non banale per una regione piccola come la nostra, anche se mai tradotte in valori economici elevati, come le regioni più performanti, quali possono essere un Veneto, una Lombardia, un Piemonte ecc. che fatturano miliardi di euro.

La valorizzazione della nostra identità lucana attraverso una sana e organica politica dei marchi, sul punto bisogna immediatamente lavorare ad un “Marchio unico dell’agroalimentare di Basilicata” e a un utilizzo più ampio ed efficace delle certificazioni di qualità, facendo rientrare tutto in quel percorso di tutela e valorizzazione del made in Italy, ma anche degli interessi di un consumatore sempre più attento, consapevole e
responsabile.

Questa è l’unica strada possibile per difendersi dalla concorrenza, soprattutto straniera, e contestualmente farsi apprezzare dal mercato che riconosce in Italia e nel mondo un sovrapprezzo medio del 30% in più sul valore.

Abbiamo, in questi anni, ovviamente fatto tantissima attività di promozione e valorizzazione riuscendo a far emergere dall’oblio l’agroalimentare lucano. Purtroppo, a quanto sembra, ci stiamo miseramente ripiombando. Fondamentali sono state, in passato, le attività di sostegno alle produzioni olivicole e ai processi di innovazione e meccanizzazione delle aziende agricole e dei circa 150 frantoi attivi.

Oggi migliaia di aziende lucane del comparto olivicolo hanno potenzialmente l’opportunità di beneficiare di questa possibilità straordinaria del marchio di qualità per intraprendere percorso molto più interessanti ed aggiungere valore alle produzioni da far riconoscere al mercato. L’olivicoltura, così come la viticoltura hanno anche una fondamentale
componente paesaggistica che, con il turismo rurale, in particolare quello dell’olio, può trasformarsi in un’altra grande opportunità da cogliere per il nostro territorio, anche con il protagonismo che può avere per questo l’Associazione nazionale “Città dell’olio” che da qualche mese ha come Presidente il lucano Michele Sonnessa di Rapolla.

Va potenziata, non appena il covid ce lo permetterà – conclude il Consigliere Luca Braia – la nostra immagine oltre che programmata una forte e qualificata presenza nelle fiere nazionali e internazionali di settore, anche organizzando eventi dedicati. Va fatta una poderosa opera di programmazione e comunicazione per recuperare questi venti mesi di buio comunicativo pressoché assoluto, che va ben oltre il periodo Covid.

Da oggi tra i già tanti prodotti dell’agricoltura di cui poterci vantare come terra di Basilicata, accanto al lavoro fatto in questi anni sul vino che vede una qualità sempre crescente dei produttori, c’è anche il nostro olio lucano finalmente IGP. Grazie alla formazione di esperti, alla composizione del panel di assaggiatori regionale e alle attività di divulgazione, educazione e sensibilizzazione fatte nelle scuole e sul territorio, abbiamo un consumatore sempre più in grado di scegliere. Allora, da sempre ritengo sia proprio la qualità dei prodotti che la Basilicata deve continuare a offrire.

Torniamo spingere verso la strada già intrapresa, aumentiamo la velocità proprio in quella direzione, la corsa dell’agroalimentare lucano non può certo esaurirsi ora, l’eccellenza e la qualità devono essere da traino allo sviluppo della nostra terra. Un comparto che più di tutti, se connesso ai giovani, all’innovazione e alle tecnologie, può elevarsi anche ai temi
della sostenibilità e a molti altri traguardi ancora potenziali che abbiamo da raggiungere”