Il Consiglio comunale aperto su Matera Capitale mediterranea della cultura e del dialogo, tenutosi su richiesta dei consiglieri di opposizione, è stato un passaggio necessario e utile.
Nelle sedute consiliari del 10 e 17 novembre si sono alternati decine di interventi di rappresentanti di enti, associazioni, organizzazioni, privati cittadini, che hanno confermato, da un canto, la voglia e la volontà di partecipare, dall’altra, il ventaglio ampio di approcci, analisi, proposte, che altrimenti sarebbero rimaste inespressi.
Ora, completando il ciclo degli interventi dei consiglieri, è indispensabile concludere i lavori del Consiglio Comunale e, anche sulla base di essi, definire un quadro più chiaro e preciso del metodo da seguire e del programma da realizzare nell’anno che verrà.
E’ pur vero che resta l’incognita delle risorse finanziarie di cui il Comune potrà disporre.
Fa piacere leggere le dichiarazioni del Ministro Giuli e del Presidente Bardi, ma finora gli apporti annunciati di Stato e Regione sono rimaste mere ipotesi, essendo stato stanziato – in assestamento la settimana scorsa – soltanto il contributo ordinario regionale alla Fondazione per il 2025.
Sarebbe stato opportuno che il Comune stipulasse un accordo di programma con Stato e Regione, prevedendo gli impegni dell’uno e dell’altra, senza aspettare la formale previsione delle somme in bilancio, che avverrà da parte del primo con la legge finanziaria (ormai prossima) e della seconda con il bilancio di previsione (presumibilmente in primavera).
Da un’intesa Comune-Stato-Regione che prevedesse cosa fare nel 2026 e gli impegni di ciascuno deriverebbe un quadro di certezze, uscendo da una nebulosa che non permette di avere punti di riferimento e direzioni di marcia.
Peraltro, al di fuori del Consiglio Comunale aperto – visto inspiegabilmente all’inizio come un intoppo – non vi sono altri luoghi, sedi, spazi per raccogliere indicazioni, monitorare lo stato di avanzamento del processo, dare suggerimenti, offrire e cogliere disponibilità.
E rischiano di rimanere ignorati anche interventi che, cogliendo l’insufficienza o le lacune di un percorso pur potenzialmente promettente, cercano disinteressatamente di individuare forme e contenuti per il buon esito di questa nuova impresa internazionale della città.
Mi riferisco, per esempio, all’intervento dell’arch. Rota, che ha prospettato la formazione di un Coordinamento scientifico garante della strategia politico-culturale per il 2026, che risponda al Consiglio comunale, e una mostra della civiltà rupestre mediterranea nella quale si colloca Matera.
Sul piano metodologico, non c’è dubbio che un organismo composto da espressioni del mondo delle competenze, dei saperi, delle arti, della scienza, della ricerca, consentirebbe un vaglio più attento e ponderato del programma di attività per il 2026, evitando di reiterare precedenti infelici come quello del settembre scorso.
Magari accompagnato da un un forum pubblico permanente.
Si potrebbe obiettare che i tempi sono stretti, ma più si temporeggia più si pregiudicano confronto e condivisione.
E abbiamo già messo in guardia da progetti ed eventi confezionati altrove e importati qui, senza la partecipazione e il coinvolgimento delle risorse indigene.
Nessun campanilismo o provincialismo, ma neanche “esterofilia” o colonizzazione.
Sotto questo profilo, anche i cd. “Stati generali della cultura”, organizzati con il Sole 24 ore per il 3 dicembre, non si comprende quale apporto possano dare in termini di conoscenza e proposta, vista l’esclusione delle espressioni della cultura cittadina.
Così come non può rimanere ancora indeterminato, nei contenuti e nei tempi, l’avviso per la manifestazione di interessi rivolto ai soggetti che vogliano proporre progetti per il 2026.
Infine, sarebbe opportuno che, anche tenendo conto del progetto di candidatura, fossero fissati alcuni punti fermi, che coniugassero la storia e il patrimonio della città con la sua proiezione mediterranea e, in particolare, verso il medioriente e l’Africa settentrionale:
cittadinanza euromediterranea: diritti da riconoscere, obiettivi da promuovere, partnership da creare;
cultura e patrimonio storico-architettonico-naturalistico: integrazione, conservazione, valorizzazione;
nuove tecnologie, competenze avanzate, trasmissione digitale: formazione, scambi, collaborazioni.

Non solo settori o ambiti per incontri, eventi, attività nel 2026, ma temi e impegni che costituiscano oggetto e scopo di centri, infrastrutture, luoghi, appuntamenti, che durano nel tempo, in quanto permanenti o replicabili e aggiornabili. Ho già proposto un centro della cittadinanza euromediterranea al posto della Torraca, quale cuore culturale e internazionale della città.
Questa è la strada per consolidare e rilanciare il profilo di Matera città internazionale di cultura, che coniuga qualità della vita e sviluppo, integrazione e competitività, inclusione e crescita.
Le città medie, come sottolinea il rapporto SVIMEZ 2025, sono centri fondamentali per politiche pubbliche, investimenti, interconnessioni decisivi per sè e per il territorio di riferiemnto.
In questo caso, per la stessa regione, sempre più a rischio declino.

Enzo Santochirico