Il Piano strategico regionale approda in Consiglio regionale con una relazione in aula del presidente della Giunta regionale, Vito Bardi. Il documento rappresenta uno strumento di pianificazione a lungo termine utilizzato dalle Regioni per definire obiettivi, priorità e azioni da intraprendere per lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Il piano è fondamentale per guidare le politiche pubbliche e gli investimenti, assicurando che le risorse siano allocate in modo efficiente e che le iniziative siano coerenti con le esigenze e le potenzialità del territorio.

“Il piano strategico (2021-2030) – ha detto Bardi – analizza i fattori di ritardo nello sviluppo regionale, con macro-temi: tenuta demografica, coesione territoriale, valorizzazione del potenziale delle risorse endogene, declinati nei diversi ambiti della società e dell’economia, gli obiettivi da perseguire nel decennio. “Quando varammo il nostro Piano strategico – ha ricordato il presidente – uscivamo dalla emergenza Covid e vi era una viva attesa di un recupero veloce dell’economia con un clima di moderata fiducia nella ripresa economica e sociale proprio grazie al Pnrr. I dati tra il 2021 ed il 2023 di crescita del Pil e dell’occupazione, hanno effettivamente dato ragione sulla capacità di ripresa della Basilicata. Al di là di una narrazione catastrofica – ha sottolineato Bardi – gli indicatori fondamentali, davano ragione circa il miglioramento complessivo dello stato di salute della nostra economia”.

Nella relazione il presidente ha toccato alcuni temi “caldi” del momento, a cominciare dalla crisi idrica e dalla vertenza Stellantis. Sull’emergenza idrica, in particolare, Bardi ha ribadito che ha assunto i caratteri di una priorità indifferibile. “Come le altre emergenze, quella idrica mette a nudo problematiche di sistema – ha detto – che per molti anni non sono state affrontate in modo sistematico come la tenuta degli invasi, infrastrutture mai collaudate, e sempre utilizzate parzialmente in aderenza ad una normativa precauzionale contro i rischi ma prive delle risorse finanziarie sufficienti per garantirne il ripristino e un ottimale funzionamento. Il caso dell’emergenza idrica ci fa assumere maggiore consapevolezza su un tema spesso affiorato nel dibattito pubblico nazionale, la questione manutentiva, di infrastrutture realizzate negli anni 60 e 70. Reti idriche che in Basilicata significano 13 mila km di condotte che spero – per chi lo ignorasse – danno il senso della difficoltà negli interventi. Purtroppo è capitato a me, ma poteva capitare a chiunque si fosse trovato al mio posto di affrontare la crisi della diga della Camastra, nel combinato disposto con la crisi climatica e con le criticità connesse alle altre fonti di approvvigionamento”.