A ridosso di Ferragosto, sotto un sole rovente e griglie incandescenti, succede che la squadra di lavoratrici e lavoratori del progetto SAAAP (Servizi Agro-Ambientali Aree Produttive) di Nemoli apprende che, subito dopo le feste estive, non potrà più lavorare presso il proprio comune. A partire dal 19 agosto p.v., infatti, su disposizione dell’amministratore unico del consorzio di bonifica, la squadra di lavoratori forestali di Nemoli sarà smembrata e dislocata: tre lavoratori saranno aggregati alla squadra di Rivello e altri tre a quella di Trecchina, con relativa riduzione della remunerazione per caposquadra e vice.
A giustificare tale scelta sarebbe una constatazione, non meglio precisata, di improduttività di questi lavoratori. Nella comunicazione ricevuta da questi ultimi, tuttavia, l’accusa, grave e mortificante, di improduttività sembrerebbe non essere accompagnata da alcuna prova o testimonianza. Dunque, senza “processo” e senza testimoni, gli inconsapevoli imputati vengono giudicati colpevoli di inoperosità. Una “sentenza” evidentemente frettolosa, come potrà facilmente constatare anche l’avvocato Musacchio, amministratore del consorzio. Il rilievo mosso alle lavoratrici e ai lavoratori appare vieppiù beffardo se a difesa della squadra interviene lo stesso sindaco di Nemoli, il quale non solo reputa gravi le accuse mosse, ma ne contesta la fondatezza. Proprio il sindaco di Nemoli, infatti, avrebbe scritto all’avv. Musacchio ritenendo ingiusto privare la comunità da lui rappresentata del lavoro svolto dalla squadra forestale; lavoro di cui godrebbero tutti gli altri comuni con la sola eccezione di Nemoli, a partire da questo lunedì. Un lavoro che il primo cittadino, unitamente ad alcune forze sindacali, giudica invece prezioso e importante.
Eppure, sebbene nella sua autonomia di gestione, il consorzio di bonifica fa capo alla Regione ed è per questo che ho interrogato il presidente Bardi e l’assessore Cupparo per sapere se fossero a conoscenza dell’accaduto; se avessero verificato la fondatezza delle gravi accuse rivolte alle lavoratrici e ai lavoratori da parte dell’amministratore unico del consorzio di bonifica e se intendessero, eventualmente, intervenire al fine di rivedere il provvedimento assunto.
Appare davvero singolare che un’accusa così degradante e squalificante per un/una lavoratrice possa essere mossa con tanta leggerezza, senza addurre ulteriori prove o dimostrazioni. L’auspicio è che il corpo, la dignità e il salario dei lavoratori siano esclusi da dinamiche politiche o dirigenziali che nulla hanno a che vedere con chi al mattino si alza e prova a fare, dignitosamente, il proprio lavoro.