Primi mesi turbolenti per il nuovo centrodestra “allargato” ai centristi, ossia a Pittella, Polese e Braia (non eletto, ma portatore di consenso vero a Matera città, dove il centrodestra è inesistente).

In particolare, Bardi e Pittella non si sono ancora “presi”, per essere educati. Storie e caratteri differenti, 5 anni su posizioni opposte, uniti dai strani giri che la politica a volte regala, soprattutto in un contesto chiuso su sé stesso come la Basilicata, alla fine i due presidenti sono costretti a filare d’amore e d’accordo. Per vari motivi: Bardi non può stare dietro a ogni bizza di Pittella, perché non è il suo mestiere, ossia quello della mediazione, da buon generale. Pittella non può pensare di condizionare ogni mossa di Bardi, pur avendone le capacità, perché potrebbe non avere la forza politica per farlo.

In prospettiva, Bardi ha cinque anni (o forse tre) di navigazione, un’impossibilità di rielezione, un difficile salto in parlamento e un’età avanzata, anche se portata benissimo. La sua partita è qui e ora in Basilicata, poi molto dipenderà da un eventuale e difficile Meloni-bis. Pittella invece ha una prospettiva nel centrodestra, può giocarsi una partita importante alle prossime politiche, magari in una formazione di centrodestra – anche grazie al deserto di classe dirigente che attualmente c’è – e ha un consenso sul territorio da fortificare e poi da consolidare anche attraverso una rete territoriale che vada oltre la fase elettorale personale di “Marcello”.

Bardi deve chiudere una fase di conflittualità con i partiti, non può certo permettersi di avere tutti – compreso Forza Italia – contro e quindi meglio stringere un patto di amicizia lunga con Pittella, vis-à-vis. Pittella non può certo immaginare di essere il leader politico della coalizione, uno perché non sarebbe mai riconosciuto come tale e due perché servirebbe tempo e lui ne ha davanti. Abbia pazienza. Si potrebbe continuare.

I motivi per litigare non mancano mai e in Basilicata si inventano facilmente. Ma andare d’accordo conviene a tutti. In particolar modo ai lucani, che si aspettano risposte sulle tre grandi emergenze regionali: sanità, infrastrutture e acqua. Le elezioni comunali a Potenza dimostrano che un’alternativa si crea e anche facilmente: oggi la gente cambia umore con grande velocità, soprattutto in negativo.

Cambiare il trend negativo invece richiede tempo, fatica e strategia. Meglio una navigazione con il vento in poppa che di bolina, insomma.

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