In Basilicata la campagna elettorale si è chiusa senza scossoni con la rielezione a governatore di Vito Bardi che ha raccolto oltre il 56% delle preferenza distaccando di oltre il 13% lo sfidante Piero Marrese (sostenuto da Pd e Movimento 5 Stelle).

Ne abbiamo discusso con Michele Palmieri 37enne giornalista beneventano e consulente di Vis Factor, società di posizionamento strategico e comunicazione integrata, che ha curato sul campo la campagna elettorale dell’ex generale.

Che campagna è stata?

“Beh, completamente diversa rispetto a quella di cinque anni fa e alla quale io non avevo preso parte. Una campagna forse a tratti anche poco divertente ma si partiva da favoriti e non poteva essere altrimenti. Sicuramente sarebbe stata diversa se il centrosinistra non si fosse impelagato nelle sue beghe interne denotando spaccature e correnti. Questo ci ha ulteriormente favorito”.

Quali sono stati i punti di forza della campagna elettorale in Basilicata?

“Abbiamo battuto su tre punti: un linguaggio diretto e pulito, concretezza dell’azione amministrativa e sicuramente prossimità, intesa come umanizzazione del candidato. Se andassimo a ritroso sarebbe possibile notare come da parte dei competitor ci sia stata una assenza quasi totale sui temi. Ecco, abbiamo pensato noi a coprire i ‘buchi’ dei contenuti impiantando uno storytelling che tenesse conto del lavoro svolto nei cinque anni dalla Giunta Bardi e degli obiettivi centrati. Il tutto senza mai rispondere ad attacchi personali e mantenendo un profilo altamente istituzionale e rispettoso”.

Come avete dato vita all’Orgoglio Lucano?

“Potrei dirvi che ha funzionato ma che allo stesso tempo l’orgoglio lucano lo abbiamo costruito andando proprio a rendere fruibili i temi e le tante azioni amministrative compiute e tese a favorire le famiglie e le imprese lucane. Ecco, potrei sintetizzare dicendo che l’orgoglio è stato far capire ai lucani che fosse stato fatto un buon lavoro”.

Come siete arrivati a capire che era questa la strada giusta da intraprendere?

“Sicuramente grazie al nostro marchio di fabbrica che è l’approccio. Si tratta di uno studio integrato che parte dal contesto e poi è seguito dal posizionamento. In questo ci aiuta molto anche la nostra piattaforma di social listening grazie alla quale possiamo poi andare a tarare al meglio tutto gli approcci della comunicazione. Poi per noi è fondamentale conoscere e vivere i luoghi e le persone. Io sono stato oltre un mese in Basilicata. L’empatia in campagna elettorale potremmo definirla una dei fattori principali”.

Più difficoltà o aspettative?

“Beh, non vorrei sembrare troppo ottimista o equilibrato. Mi aspettavo entrambe. Forse però con il passare dei giorni sono aumentate le aspettative anche perché di contro l’unico campo minato, e con questo non sto banalizzando sul campo largo che in Basilicata in realtà lo ha costruito Vito Bardi, è stato quello dei fake e dei troll. Ripeto abbiamo svolto una campagna pulita, incentrata sulle persone e sui fatti. Dobbiamo capire che la comunicazione non è sensazionalismo e non può sostituirsi alla politica o viceversa”.

Un’ultima domanda. È dunque tutto merito della strategia?

“No affatto. Noi abbiamo cercato di essere anche divertenti ed empatici e i numeri, non solo nelle urne, ma anche social ci hanno dato ragione”.