Preoccupazioni per il mai abbandonato precedente del centrodestra di localizzare il cimitero nucleare in Basilicata e il consueto atteggiamento di Bardi supino a Roma.
Lo Stato centrale che ogni volta ci ricorda che la Basilicata pesa meno dell’uno per cento del totale dell’Italia poi individua qui 14 dei 51 possibili siti nazionali idonei ad ospitare le scorie radioattive, più di uno su quattro. C’ il rischio che diventi l’ennesimo caso di “autonomia differenziata alla Bardi”, con le ricchezze tutte a Roma e i problemi qui da noi.
Un timore aggravato da molteplici elementi.
Il primo è che già una volta un governo di centrodestra ha provato ad imporci questa presenza.
Il secondo è che già in passato Bardi si è sempre mostrato prono alle decisioni centrali, partendo dall’autonomia differenziata all’esproprio dell’acqua lucana e fino al rinnovo delle concessioni ai petrolieri: aspettarsi che oggi Bardi possa fare ciò che fece Bubbico nel 2003, mettendosi a capo di una vera e propria rivolta di popolo, è utopia.
Ancora desta timore che il bluff della condivisione delle scelte con le comunità locali sia caduto con il ritiro dell’autocandidatura da parte dell’unico ente che lo aveva avanzato (il comune di Trino Vercellese, in Piemonte) e che forse sperava che altri si facessero avanti per “aggiudicarsi l’affare”.
Sappiamo che il problema delle scorie nucleari esiste e va affrontato. Ma va appunto affrontato e non nascosto sotto un tappeto. Partendo dalla restituzione agli Stati Uniti delle barre di combustibile irraggiato uranio-torio giunte da Elk river a Rotondella e la cui gestione già crea problemi anche ambientali in Basilicata, per arrivare alla gestione dei rifiuti ospedalieri. Ma non si può pensare di mettere tutto nella nostra regione. E non per la sindrome Nimby, quel “non nel mio giardino” che viene invocato ogni volta.
Ma quando si vuole mettere petrolio, impianti eolici e fotovoltaici e persino rifiuti nucleari tutto nello stesso giardino, quel giardino finisce con ‘essere una discarica.
E noi diciamo no, pronti a fare nuovamente le barricate, perché la Basilicata su questo ha già dato.