Un potere economico senza precedenti, anche grazie agli appalti con la Regione Basilicata “attenzionati” dal Fatto quotidiano (che in questa vicenda sta avendo un ruolo determinante). Un giornale locale, uno sponsor sportivo ed imprenditoriale. Un sostegno clericale come non si vedeva dai tempi della DC. Un sostegno del Pd locale e di pezzi dei grillini lucani sensibili alle solite sirene.
Eppure alla fine Angelo Chiorazzo non sarà il candidato del “campo largo”.
Ci ha provato attraverso la CEI, tramite il Pd tendenza Speranza e financo con il M5S lato Conte (via Speranza e la CEI), ma nada. Rimandato senza appello.
L’interrogazione del capogruppo di FDI, Tommaso Coviello, che ha fatto uscire fuori la storia dei 140 milioni di euro di appalti delle coop di Chiorazzo con la Regione Basilicata ha scatenato “il fatto quotidiano”, house organ dei grillini e Travaglio ha sentenziato: “Chiorazzo mai”. Il “fattore esterno” ha ancora una volta disturbato le “relazioni corte” lucane.
Al veto di Travaglio e Conte, Chiorazzo su facebook replica con dignità (ma forse era opportuno glissare, chissà chi lo consiglia…): “Ieri sera, mentre stavamo lavorando al programma per la Basilicata, e parlavamo di sanità, lavoro, bollette da pagare e dei tanti problemi dei lucani da risolvere, sono stato informato che, in TV, Conte parlava di me. Non mi sono mai occupato delle questioni interne ai partiti e non inizierò di certo ora. Ringrazio chi, all’interno dei partiti, quando fu avanzato dalla società civile il mio nome, mi ha spinto ad espormi e ha voluto fortemente che mi caricassi di quest’onere, e questo onore. Ringrazio loro, che certamente non faranno mancare il loro apporto, e tutte e tutti quelli, e siete tantissimi, che in queste ore mi stanno scrivendo per dirmi di andare avanti, e di farlo con forza e serenità. E noi andiamo avanti, per dare alla Basilicata una alternativa seria a questo disastroso governo regionale. Lo facciamo e lo faremo con i rappresentanti della società civile, dei partiti e con i tanti attivisti dei 5 stelle che non hanno mai mancato di esprimere il loro sostegno a un progetto di cambiamento”.
Insomma, Chiorazzo rilancia e rende plastica anche la spaccatura nel M5S.
Con i comitati già aperti, le liste già fatte, il tour elettorale già a buon punto, soldi spesi e promesse fatte, un programma vago ma esteso, come da buona tradizione clericale, Angelo Chiorazzo adesso è a un bivio: ritirarsi e agevolare un altro candidato del “campo largo”, facendo una figuraccia epocale che sarà ricordata per sempre, oppure andare fino in fondo e contarsi proprio contro chi non lo ha voluto.
Il primo scenario sarebbe un inedito, anche perché di un ritiro a 20 giorni dalla presentazione delle liste non si ha memoria e a ogni modo farebbe “storia”. Ignominiosa, a onor del vero. E forse il buon Chiorazzo, dopo essere stato messo nel mirino del fatto quotidiano, nemmeno lo merita.
Il secondo scenario è un Soru bis, ma Chiorazzo è più forte (almeno sul territorio) del magnate sardo e il campo largo al peperone crusco non ha una Todde, che ha vinto anche perché è partita sei mesi prima del voto e aveva un profilo chiaro e credibile.
Insomma, Chiorazzo no o forse. Un bel dilemma.