IL MONDO DELLE DONNE, una rubrica a cura di Silvia Trupo

Sono passati pochi giorni dal ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin, brutalmente uccisa dal suo ex ragazzo e, nonostante i molteplici messaggi che sono stati scritti, raccontati, detti e lanciati, ad oggi altre due donne sono state vittime di violenza.
Parliamo di Rita Talamelli, una 66enne la cui unica colpa, era quella di avere problemi psichiatrici. Eppure ad uccidere non è stata lei, ma colui che, ritenuto sano di mente, le ha stretto le mani attorno al collo fino ad ammazzarla. Il marito, Angelo Sfuggiti, ha deciso di porre fine ad una vita già, evidentemente, difficile, senza chiederle il permesso, senza pensare alle conseguenze, senza calcolare il dolore che avrebbe inferto ai figli. Poi, da sano di mente, ha anche provato a togliersi la vita, senza riuscirci. A trovare i corpi, quello della madre deceduto da ore e quello del padre stordito ma vivo, è stato il figlio preoccupato perché non sentiva i genitori da troppo tempo.
Oggi, quel ragazzo che ha visto per primo la scena del delitto con protagonisti coloro che lo hanno messo al mondo, dovrà fare i conti con una madre morta ed un padre omicida. E per tutta la vita, farà certamente fatica a ricordare loro come la sua famiglia e non come l’epilogo di un terribile film dell’orrore.

L’altra storia di violenza, successa a Napoli lo scorso sabato e balzato sui giornali solo oggi, riguarda una ragazza di 18 anni vittima di uno stupro di gruppo, da parte di due ragazzi. La sua colpa? Essere uscita con le sue amiche, aver fatto amicizia con un ragazzo poco più grande di lei, aver ceduto alle ipotetiche lusinghe di quest’ultimo che, ad un certo punto la invita ad appartarsi. Lui la porta nella sua auto e qui, dopo poco, arriva un secondo uomo.

Chiedono alla vittima di fare sesso ma lei rifiuta. Dice NO. Ma quel no le rimarrà strizzato in gola, perché entrambi abuseranno di lei.
Verrà violentata senza possibilità di fuga o di rifiuto.
Rimasta sola e con quel dolore nel cuore che la segnerà per tutta la vita, la diciottenne troverà la forza di denunciare l’accaduto.
Alla luce di tutto questo è impossibile non chiedersi quante forme di violenza può subire una donna? Ma soprattutto: quante donne dovranno ancora subire tutto questo prima che qualcosa cambi veramente?

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