Nel 2019 il M5S pensava di poter vincere le elezioni regionali: aveva preso il 44,35% un anno prima alle politiche e il vento era in poppa. Così i grillini andarono da soli e presero il 20,3%. L’intuizione di Berlusconi di puntare su un Generale della Finanza, dopo le vicende giudiziarie, condusse un centrodestra improvvisato e acerbo alla vittoria. E fu subito storia.
Nel 2022 il M5S alle politiche ha preso il 25% alla Camera dei deputati e il 24,4% al Senato. I voti sono dimezzati. Non c’è stato il boom della provincia di Napoli, anche perché in Basilicata tra forestali, ex RMI e altre misure assistenziali/clientelari in pochi hanno potuto usufruire del reddito di cittadinanza.
Nel 2024 si vota di nuovo per le regionali. Il centrodestra ha il vento in poppa, nonostante il suo autolesionismo, ma d’altronde in politica si vince più per i demeriti altrui che per i meriti propri. E in vista delle regionali 2024, il M5S è davanti un dilemma: proseguire sulla strada della coerenza o diventare la stampella del vecchio gruppo di potere di cui Angelo Chiorazzo è l’ultimo alfiere?
Alle regionali, quando il M5S è andato con il PD, è sempre stata una disfatta. Di solito con percentuali a una cifra. Considerando che alle politiche il M5S va sempre meglio rispetto alle amministrative, il dato del 25% delle scorse politiche va almeno dimezzato in prospettiva regionale. Se il M5S andasse da solo. In caso di corsa con il Pd, scenderebbe a una cifra. Con il rischio di perdere comunque le elezioni e scomparire. Oppure di vincere, eleggere al massimo un paio di consiglieri e avere un misero assessore. Che con Chiorazzo presidente e i vari De Filippo, Bubbico, Pittella e co., conterebbe assai poco, soprattutto con la capacità di penetrazione di certi “poteri forti” in pezzi di minoranza pronta a sostituirsi a pezzi di maggioranza. Come d’altronde è accaduto anche in questa consiliatura. È la politica.
Insomma, come scriveva oggi Basilicata24, il M5S è dinanzi a un dilemma: “Allearsi col sistema o rischiare nella direzione ostinata e contraria?”
La domanda è appropriata.
La scelta del territorio sarà importante ma non decisiva anche perché la partita si gioca a Roma, dove l’accordo sulla Basilicata tra i due litiganti Conte e Schlein ancora non c’è, nonostante le veline dei poteri forti.