“Come i discepoli di Emmaus: IN CAMMINO, da Gerusalemme… a Gerusalemme”. Si intitola così l’Introduzione dell’Agenda Diocesana che S.E. Mons. Vincenzo Orofino, vescovo di Tursi-Lagonegro, presenta domani, sabato 16 settembre 2023 alla Comunità diocesana. Si svolgerà al Cinema di Francavilla in Sinni (PZ), a partire dalle ore 17.00, l’Assemblea durante la quale il presule indicherà il percorso pastorale, i processi avviati e le sfide che attendono il Popolo di Dio della diocesi lucana dei due mari per l’anno 2023/2024. Nel terzo anno del Cammino sinodale, vissuta la fase narrativa, si apre la fase sapienziale che ha il compito di preparare il terreno alla fase profetica, ovvero quella delle scelte operative, passo decisivo verso la conversione strutturale e permanente di tutta la Chiesa alla sinodalità, perché compia meglio la sua missione evangelizzatrice: «non si tratta di cogliere – scrive Orofino – cosa deve cambiare il mondo per avvicinarsi alla Chiesa”, ma “cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo”. Occorre perciò riflettere su come i discepoli di Gesù possano convertirsi per essere più “sinodali”, camminando con il Signore e con tutti i fratelli e le sorelle: appassionati all’amore reciproco (cf. Gv 13,35) e alla testimonianza di Cristo nel mondo (cf. At 1,8)».
La diocesi di Tursi-Lagonegro continua a focalizzare il discernimento comunitario – attraverso il metodo della conversazione nello spirito e dei cantieri laboratoriali – sul tema della “formazione alla fede e alla vita” perché «è decisivo curare la formazione alla vita cristiana in tutte le età della vita. Riconosciuto inefficace il modello che agisce solo nella prospettiva dei sacramenti, è necessario superare il modello “scolastico” e l’infantilizzazione della formazione cristiana. La fase narrativa consegna una richiesta pressante di ripensamento della formazione di coloro che esercitano un ministero e vivono una specifica vocazione, in particolare i presbiteri. Chi educa a nome della Chiesa deve essere aiutato a coltivare costantemente la propria umanità e la propria fede».
Pertanto ecco le grandi sfide dell’anno pastorale che si apre:
1. La formazione unitaria di tutti i cristiani “adulti”, di coloro che, a vario titolo e molteplici modalità, sono chiamati a rendere ragione della speranza che è in loro. Non laici da una parte e sacerdoti dall’altra ma insieme per portare avanti l’unica missione della Chiesa: annunciare il Vangelo del Regno in questo mondo che cambia. Si realizzerà in maniera comune il percorso ordinario di formazione permanente, per gli aspetti teologici e pastorali: sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici, mentre per la vita spirituale sarà rispettata la peculiarità di ogni stato di vita. Saranno presenti, durante l’anno pastorale, autorevoli teologi e vescovi per riflettere e dialogare con tutta la Comunità diocesana durante l’anno.
2. Si vuole puntare sulla formazione di persone qualificate che accompagnino a vivere la corresponsabilità nella vita parrocchiale (formatori, facilitatori, animatori della comunità…) che possano sostenere e accompagnare nell’annuncio, nell’evangelizzazione e nella testimonianza della carità perché la presenza ecclesiale sul territorio possa essere fedele e incisiva, partendo proprio dal sostegno ai catechisti e agli operatori pastorali.
3. Si intende attuare un cammino con i giovani che li aiuti a vedere in loro stessi e nelle figure degli educatori i veri protagonisti e promotori della pastorale e perché in famiglia, in parrocchia, nella strada, nei luoghi di svago e soprattutto nella scuola, possano essere amorevolmente custoditi in un contesto favorevole perché stimolante e propositivo.
4. La Visita pastorale del Vescovo che continua (e che si concluderà a dicembre 2024) diventa il segno della presenza del Padre che cerca, che segue e accompagna i figli, curandosi di loro e infondendo speranza. Gli incontri preparatori (con i consigli pastorali e con i consigli per gli affari economici da parte dei convisitatori) sono stati e continuano a manifestarsi segno di una Chiesa-Comunità che sa guardare nella stessa prospettiva della corresponsabilità e del desiderio della fecondità della sua vita e della testimonianza.
L’icona biblica che ispira l’impegno formativo è quella dei Discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35), individuata dal Comitato nazionale del Cammino sinodale per favorire il “discernimento operativo” che la fase sapienziale porterà a realizzare.
L’impegno e la sfida che si rinnovano dicono la bellezza di una Chiesa viva e vitale che vuole continuare a donarsi, quale madre e maestra, a servizio di tutto l’uomo, in questo tempo, nel territorio in cui incarna il suo impegno e l’azione pastorale.
don Giovanni Lo Pinto