“Noi siamo al governo della nazione e per noi fare gli interessi dell’Italia è prioritario. E sono certa che anche i nostri preziosi alleati di governo siano consapevoli del fatto che il peso che tutti insieme abbiamo sulle spalle è talmente grave da non consentirci di sprecare energie in eventuali atteggiamenti egoistici di qualsiasi genere”. Lo ha detto Giorgia Meloni parlando all’assemblea nazionale di Fdi.

Si tratta di un atteggiamento da leader di coalizione prima che di partito, che dimostra anche la statura della leader di FDI, a differenza di una classe dirigente, soprattutto sul territorio, non all’altezza della nuova dimensione della destra italiana. Giorgia Meloni non é la leader di FDI e basta. É la leader del centrodestra e dell’Italia. E vuole essere una dei soci di maggioranza della nuova commissione Europea. Se riuscirà a spezzare lo storico asse Ppe-Pse, passerà alla storia della nostra nazione e dell’Europa. Per farlo ha bisogno di un Antonio Tajani forte e in sella a FI, essendo il segretario di Forza Italia l’unico italiano con un peso reale a Bruxelles, insieme a Romano Prodi, e l’unico capace di garantire l’asse tra il Ppe e la destra. Insomma, la priorità della Meloni sono le europee. Non le regionali, peraltro con regioni marginali (Piemonte a parte) al voto. Per arrivare alle europee nel migliore dei modi, Giorgia Meloni sacrificherà – nei limiti del possibile – gli interessi di partito alle comunali e alle regionali. Chi guida la coalizione ha il dovere della solidarietà e di tenere tutti insieme. Le logiche estremiste sono archiviate. Qualcuno sui territori non lo ha capito, ragiona ancora con la testa di anni fa. Mentre a Roma invece é nata una grande leader nazionale. Ma l’intendenza seguirà. Come sempre.

[email protected]