Giovanni Donzelli é il numero 2 di Fratelli d’Italia. Intervenuto alla summer school di FDI Basilicata, ha dato una lezione di politica ai suoi e agli altri. Ha difeso il suo partito (poteva mai dire che gli assessori più bravi sono della Lega?), ha difeso l’esperienza di governo del centrodestra, ha dato una carezza a Bardi sul tema energetico e soprattutto ha sottolineato un tema: il centrodestra non si spaccherà mai e si decide tutti insieme. Insomma, pur se gli hanno dato del “fascista” in passato (ma ormai chi non ha ricevuto tale accusa), é stato democristiano, nel senso che ha fatto quel che qualsiasi politico di senno avrebbe fatto: ha difeso il suo partito, ha teso una mano agli alleati e ha detto che non vuole riconsegnare la regione alla sinistra.
Tre cose non scontate, leggendo l’ultimo anno di FDI, che prima ha contribuito (in abbondante compagnia) a perdere le elezioni provinciali a Potenza e poi ha minato l’azione del governo regionale, pur senza mai uscirne (e non potrebbe). Si, c’era chi pensava che Donzelli in videoconferenza desse il benservito a un governatore di un altro partito, ma la politica é altrove, per citare il compianto Mino Martinazzoli. E ha ragione Vincenzo Viti sul Quotidiano quando oggi scrive che a destra oltre Bardi non c’è nulla.
In questo momento il Generale é in pole position, anche perché l’alternativa a destra non c’è, soprattutto in FDI. E l’alternativa non é il solipsismo degli attori locali: manca una credibile candidatura che possa essere sostenuta da Roma e a Roma. Dove, e questa é la verità che nessuno dice, si deciderà tutto.
Al netto delle frasi di rito della politica sul ruolo imprescindibile dei territori (ma chi ci crede più?), i governatori li decidono Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Così come a sinistra decideranno Elly Schlein e Giuseppe Conte (con Carlo Calenda?).
É la politica bellezza. Il resto é chiacchiericcio strapaesano. Provinciale, divertente e totalmente inutile.