È in flessione l’estrazione di acqua minerale per l’imbottigliamento in Basilicata. È quanto emerge dai dati diffusi oggi dall’Istat per la Giornata mondiale dell’acqua che si celebra domani 22 marzo. Nel 2020 il volume di acque minerali estratte a fini produttivi è tornato sotto quota un milione attestandosi a 950.816 metri cubi, -7,7% rispetto al 2019 e -4,3% rispetto al 2018. La Basilicata è l’unica regione del Mezzogiorno a registrare una flessione. Tra il 2019 e il 2020 le estrazioni di acque minerali è aumenta del 3,6% a livello nazionale grazie al forte contributo dato in particolare dalle Isole (+26,5%) e dal Nord-Est (+13%).

 

«Le acque minerali rappresentano una straordinaria ricchezza della Regione Basilicata, insieme agli idrocarburi e alla produzione agricola», commentano la reggente della Fai Cisl Basilicata Raffaella Buonaguro e il sub-reggente Lorenzo Roesel, tuttavia «pesanti deficit infrastrutturali limitano lo sviluppo industriale di queste produzioni di eccellenza che potrebbero ulteriormente attirare ricchezza e lavoro. Se vogliamo rilanciare la Basilicata e la sua manifattura dobbiamo ripartire da un grande patto sociale fra istituzioni e corpi intermedi che metta al centro formazione e sviluppo di nuove infrastrutture».

 

Sono tre le grandi aziende del settore che imbottigliano acqua minerale in Basilicata e danno lavoro a circa 400 addetti diretti più l’indotto. Il gruppo Acque Minerali d’Italia – che detiene machi importanti come Sangemini – opera nell’area del Vulture in due stabilimenti: Gaudianello ed ex Toka. È attiva in Basilicata anche la multinazionale Coca Cola Hbc che ha rilevato lo stabilimento ex Traficante e opera sul mercato con i marchi lucani Lilia e Sveva. L’ultima arrivata in regione dei grandi gruppi internazionali è la San Benedetto che ha due stabilimenti: uno realizzato ex novo a Viggianello (Fonti del Pollino) e lo storico stabilimento Cutolo rilevato qualche anno fa a Rionero.