Si è tenuto sabato 11 febbraio al Centro Servizi del volontariato di Potenza il primo corso di formazione teorico-pratica sui presidi territoriali idraulici organizzato dall’Ufficio per la Protezione civile della Regione Basilicata. L’istituzione dei presidi territoriali, partita con la DPCM del 27 febbraio 2004, ha avuto un forte impulso con la FD 2007/60 (Direttiva Alluvioni) e in ultimo, nella nostra regione, con il supporto del Dipartimento Nazionale di protezione Civile attraverso il PON Governance 2014-2020.

Durante il corso di formazione, rivolto a tutte le associazioni di volontariato che operano sul territorio regionale, sono state illustrate le attività che dovranno essere svolte dai presidi territoriali idraulici prima, durante e dopo un evento alluvionale. Tali attività, per il momento concentrate sulle aste fluviali principali, si esplicano nella vigilanza, sorveglianza e verifica dell’evoluzione dell’evento in atto attraverso l’osservazione, il controllo e la ricognizione nei punti preventivamente definiti critici nelle pianificazioni di emergenza a livello comunale.

L’Ufficio per la Protezione Civile ha provveduto a riportare su unico supporto cartografico tutti i punti critici segnalati dai Comuni sulle aste fluviali principali.

A ciascun presidio verrà assegnata una parte di territorio ben definita (settore), all’interno della quale gli operatori dovranno concentrare la loro attività e, attraverso un’applicazione informatica, dovranno inviare in tempo reale alla Sala Operativa Regionale quanto rilevato sul territorio durante le ricognizioni pre e post evento, segnalando eventuali nuovi punti critici anche al fine di rilevare situazioni di impedimento al libero deflusso delle acque.

La realizzazione del Presidio territoriale – afferma l’ing. Giovanni Di Bello, dirigente dell’ufficio per la Protezione Civile -, costituisce una delle principali attività da mettere in campo per una capillare ed efficace azione di prevenzione non strutturale sul territorio.

Il Presidio deve operare soprattutto in fase di allertamento e sorvegliare il territorio di pertinenza, attraverso percorsi sicuri e conosciuti, per verificare la situazione in atto in alcuni punti specifici, quali i punti critici nei quali l’evento in corso può modificare le proprie caratteristiche, ad esempio dove inizia l’esondazione, e nei punti di altissima vulnerabilità dove l’incolumità delle persone può essere messa a repentaglio, come in un seminterrato posto in un’area inondabile.

Il corso di sarà ripetuto alla fine di febbraio per formare l’intera platea dei 160 volontari appartenenti alle associazioni.