L’annosa carenza di personale non permette di garantire la migliore assistenza dei pazienti COVID all’ospedale S. Carlo di Potenza. A lanciare l’ennesimo allarme sono il segretario provinciale della Fials Giuseppe Costanzo e la segretaria aziendale Angela Lavalle, hanno diffidato la direzione a risolvere i gravi problemi segnalati.
“La Direzione Sanitaria Aziendale – spiegano i due dirigenti del maggior sindacato autonomo del comparto Sanità – pensa di poter coprire un reparto complesso come Malattie Infettive, attualmente dotato di 15 posti letto Covid Multidisciplinare e 8 posti letto Covid free, con una dotazione organica irrisoria. Sono state assegnate solo due unità infermieristiche per turno nell’area Covid e una per le altre patologie. E’ evidente l’impossibilità di soddisfare il bisogno complesso di assistenza espresso da questi pazienti”. “Al superlavoro – sottolineano Costanzo e Lavalle – si deve aggiungere anche una disorganizzazione che il personale infermieristico subisce: per esempio, spesso, al trasferimento del paziente, non segue la procedura informatica di registrazione, per cui sul buster non sono caricate le terapie mediche e le successive modifiche o prescrizioni. Così si pone a rischio la continuità assistenziale dei pazienti e la certezza delle cure, che sono diritti imprescindibili del cittadino. Inoltre, i dirigenti medici dei reparti da cui provengono i pazienti covid, non rispettano un orario preciso per disporre un cambio terapia o un esame diagnostico o una medicazione, ma arrivano in qualsiasi momento interrompendo altre attività assistenziali fondamentali. Così il personale infermieristico mentre svolge le attività assistenziali deve contemporaneamente interagire con gli altri professionisti senza alcuna programmazione. Un’altra fonte di stress e di confusione, secondo Costanzo e Lavalle, è “il monitoraggio continuo dei tamponi al fine di trasferire il paziente nel reparto di provenienza, per liberare velocemente il posto letto, per un paziente già in attesa. Il turnover dei trasferimenti che impegna il personale non medico è oltretutto aggravato dall’assenza di indicazioni su chi debba effettuarli”.