Il PD conferma, così come fatto nel 2014 e nel 2019, la sua contrarietà alla proposta di variante da Zona Agricola a Zona Produttiva in contrada La Cupa “zona vasca”. Mentre il sindaco Tataranno continua a comunicare con stile subdolo ed offensivo nei confronti dei cittadini, delle persone coinvolte e del Partito Democratico stesso, cogliamo l’occasione per chiarire ulteriori punti della vicenda.
Non discutiamo né la validità del progetto imprenditoriale né l’opportunità che può determinare la realizzazione dell’impianto. Ciò che non va bene è la sua localizzazione che dovrebbe trovare spazio in aree idonee. Acconsentire una variante in zona La Cupa significa creare un precedente pericoloso creando il rischio di trasformare una delle più belle aree paesaggistiche del nostro territorio in una nuova zona industriale a ridosso del centro urbano.
Per l’ennesima volta ci ritroviamo a discutere di proposte private che decidono le destinazioni del nostro territorio, quando è l’indirizzo politico dell’Amministrazione che dovrebbe farlo. Tataranno dal 2014 non ha un’idea organica di sviluppo, forse è questa la realtà che pian piano sta emergendo.
Cosa è cambiato nell’indirizzo che respingeva la realizzazione del pirogassificatore e dell’impianto a biomasse, anch’esse con tutti i pareri tecnici favorevoli ma immaginate in aree non adatte? È lo stesso sindaco che butta nel tritacarne le figlie dell’imprenditore proponente, segnalando come nel 2014 una figlia era consigliere di opposizione e ora invece l’altra figlia è consigliere di maggioranza.
Su una scelta così importante e irreversibile per il futuro del nostro paese il sindaco rilascia affermazioni parziali ed esclusivamente a mezzo social, evitando sistematicamente un confronto con l’opposizione e i suoi cittadini. Continua a nominare senza motivo il PD facendo percepire una sorta di sindrome di persecuzione sperando di poter nascondere i suoi continui cambi di idee esattamente come i suoi continui cambi di pseudo casacca.
Tataranno si dichiara favorevole alla variante dal 2014, ne avvia in solitudine l’iter che porta l’atto ad essere pronto per l’approvazione nel 2016 e per sei anni condanna l’imprenditore ad un’attesa mai motivata. Questo, se non scandaloso, è quantomeno un modo di amministrare torbido e senza visione. I componenti dei consigli comunali si consultano informalmente prima di creare false speranze e la responsabilità di questo continuo navigare a vista è tutta sua.