Alle imprese è assegnato un ruolo fondamentale per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sono tantissime le risorse a cui possono avere accesso, in qualità di beneficiarie dirette di specifiche progettualità e misure incentivanti, e, in maniera indiretta, anche come fornitrici di beni e servizi ai soggetti attuatori dei progetti o nella realizzazione delle opere pubbliche.
Per illustrare le ricadute del PNRR sul tessuto produttivo, Confindustria Basilicata ha ospitato questa mattina il roadshow promosso a livello nazionale da Confindustria, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico con focus specifico sugli incentivi diretti alle imprese.
“Si tratta della prima iniziativa con questo taglio sul territorio – ha detto il presidente vicario, Margherita Perretti in apertura dei lavori – accolta con grande interesse da parte delle nostre aziende, come dimostra l’elevato numero dei partecipanti ai lavori del webinar. E’ cruciale comprendere che il rilancio del tessuto produttivo lungo delle principali traiettorie della doppia transizione ecologica e digitale deve avere un ruolo decisivo nell’accelerazione della crescita inclusiva spinta dal Pnrr. Le difficoltà di questo determinato momento storico ci devono indurre a fare ancora meglio per spendere e spendere bene le risorse del Pnrr. Una precondizione perché questo avvenga è un gioco di squadra fra tutti gli attori dello sviluppo e tra i soggetti pubblici e privati”.
Fin dalle prime fasi di elaborazione del Piano – ha spiegato Valentina Carlini, dirigente dell’area Politiche industriali di viale dell’Astronomia – Confindustria ha garantito il proprio contributo, fornendo proposte e indicando misure e riforme a beneficio delle imprese e del Paese. In aggiunta, si è dotata una task force interna per garantire il raccordo costante e continuo tra il sistema associativo e le amministrazioni competenti. Attraverso questa struttura a cui le imprese associate possono rivolgersi in maniera diretta, vengono monitorati tutti gli avanzamenti, rilevate eventuali criticità e fornite indicazioni sugli interventi che possono rendere più efficace l’applicazione delle misure. Confindustria, inoltre, è componente del tavolo permanente per il partenariato economico e sociale.
La portata del Pnrr come spinta alla ripartenza post Covid non è data solo dalla straordinaria dotazione di risorse, ma anche dalle numerose riforme strutturali che si accompagnano a ogni investimento e che rappresentano la parte durevole delle trasformazioni del Piano, con un’estensione temporale che va ben oltre l’orizzonte del 2026. Lo scenario internazionale nel frattempo intervenuto – ha spiegato Francesco Rossi Salvemini, rappresentante della Commissione europea, task force Ripresa e Resilienza – lascia inalterati gli obiettivi fissati dal Piano e anzi li rendere ancora più attuali, come accade, per esempio, rispetto ai target di transizione ecologica.
A entrare nel dettaglio delle risorse a disposizione delle imprese, gli interventi tecnici di Giorgio Centurelli, dirigente dell’ufficio di programmazione e attuazione del PNRR del servizio centrale per il Pnrr, ragioneria generale dello Stato-Mef e Simone Vellucci, dell’Ufficio Gabinetto Mise.
Secondo le stime del MEF ammontano a 32, 6 miliardi di euro le risorse disponibili per le imprese come beneficiarie di progetti e misure incentivanti e ben 156,66 miliardi nell’ambito delle procedure di appalto, per la realizzazione di opere pubbliche o per la fornitura di beni e servizi ai soggetti realizzatori dei progetti. Il Mise gestisce nell’ambito del PNRR 18 miliardi di euro per progetti di digitalizzazione, innovazione e competitività (14,1 mld); rivoluzione verde e transizione ecologica (1,2 mld); ricerca e impresa (3,3 mld) e imprenditorialità femminile (400 mln di euro).
Tra le misure di maggiore impatto della prima Missione, c’è il Piano Transizione 4.0 che impegna 13,3 miliardi e che prevede 5 crediti d’imposta. Altri 750 milioni sono destinati a 40 nuovi contratti di sviluppo per sviluppare filiere industriali strategiche.
Nell’ambito della seconda Missione è previsto un miliardo di euro per rafforzare gli investimenti sulle principali filiere della transizione ecologica, sempre attraverso lo strumento del contratto di sviluppo. Previsti interventi di supporto a start up e venture capital attivi nello stesso settore. Di portata considerevole anche le risorse destinate all’imprenditoria femminile e in particolare al Fondo Impresa Donna.