Conosciamo da lungo tempo Federico Valicenti. Conosciamo la sua passione per la cucina che lo ha reso famoso non solo in italia. Il suo ristorante “La Luna Rossa” è meta di turisti, personaggi dello spettacolo, della cultura che giungono da tutte le parti.
Ma conosciamo soprattutto l’attaccamento di Valicenti alla sua terra, al suo Pollino, a quelle aree interne che difende contro un’estinzione che i più preannunciano, ma che lui rifiuta.
Rifiuta perchè consapevole delle potenzialità che questa parte estrema della Basilicata ha. Per le sue bellezze, per la cultura della sua gente. Per il parco, risorsa inestimabile.
Lui, Valicenti, tutto questo lo sa. Ci crede e scende in campo per difendere la storia della sua gente, la sua storia.
Comprensibile la sua delusione per essere ignorato dalla politica. Quella di via Verrastro, per intenderci. Politica alla quale si è rivolto spesso senza aver risposta.
Ma non demorde, Valicenti. Non è uno che butta la spugna. Anche in un momento difficile come quello che stiamo attraversando.
La sua decisione di non aprire domani, 18 maggio, come scrive in una lettera inviata all’assessore regionale Francesco Cupparo (ve la proponiamo di seguito) non è una resa. E’ una sfida. E’ la denuncia di chi crede che in questo momento l’istituzione, la politica devono essere vicine a chi giorno dopo giorno è lì a Terranova di Pollino a combattere per difendere la sua terra, la sua gente. Gente alla quale bisogna dare un futuro.
LA LETTERA DI VALICENTI ALL’ASSESSOR REGIONALE CUPPARO
“Carissimo assessore Cupparo,
Mi rivolgo direttamente a Lei anche perché ho provato all’inizio dell’anno a esternare alcune considerazioni sulla vita dell’impresa ristorativa e turistica nelle aree interne al presidente Bardi, ma non ho avuto nessuna risposta o presa in considerazione.
Conscio dei molteplici impegni e incombenze istituzionali a cui è sottoposto mi ero ripromesso di ricontattare a breve gli uffici del Presidente.
Anche se resto convinto che le nostre missive dovrebbero avere ancora più accoglienza nelle letture degli uffici della Regione Basilicata, a maggior ragione se arrivano da un paese come Terranova di Pollino considerato come il paese d’Italia più lontano dal suo capoluogo.
Erano considerazioni politiche con richiesta di maggiore attenzione verso le aree fragili, verso le zone interne del Pollino.
In nessun rigo si poteva leggere una benché lamentazione o richiesta di atti d’assistenza, ma solo desiderio di essere ascoltato per dare dignità e consapevolezza all’area più depressa della Basilicata, la Val Sarmento.
Poi il corona virus ha travolto tutto e tutti.
Assessore Cupparo,
Come Lei ben sa, essendo anche del luogo ma soprattutto ritenendola sensibile all’argomento, le nostre attività ristorative e di accoglienza non vivono in un area interna vicino Melfi e la FCA, le nostre attività ristorative e di accoglienza non vivono in un area interna vicino Eni e Total, le nostre attività ristorative e di accoglienza non vivono in un area interna vicino Matera 2019 le nostre attività ristorative e di accoglienza non vivono in un area interna vicino la centrale del Mercure le nostre attività ristorative e di accoglienza non vivono in un area interna vicino lo stabilimento San Benedetto.
Le nostre attività ristorative e di accoglienza vivono in un area interna vicino a nessuna attività che possa far credere di avere almeno un minimo di presenze di indotto industriale.
Pur di essere lontani dal mondo industriale qualcuno ci benedice, altri ci maledicono.
Ma sono scelte che si fanno, coraggiose, sicuramente spinti più da sentimenti che da calcoli economici ma che chiedono e meritano rispetto!
Paghiamo le stesse tasse e gli stessi tributi di un ristorante che vive in zone più popolose, più ricche della Basilicata.
Nonostante questo ci abbiamo creduto lo stesso!
Siamo rimasti come un presidio sul territorio, come un avamposto convinti di essere custodi di un mondo in via di estinzione. supportato da identità e culture antiche, due comunità italoalbanesi, una miriadi di grotte che raccontano la nascita dell’uomo, scavi archeologici mai finiti che illuminerebbero anche i paesaggi più reconditi e impenetrabili.
Sono rimasto in questo paese di frontiera di mille abitanti, Terranova di Pollino, perché volevo raccontare dell’aria frizzante e rigenerante, del sonno e del risveglio della natura che è uno spettacolo.
Dove le stagioni sono stati d’animo, sono nuova energia.
Ho investito me stesso e la mia famiglia nel progetto Luna Rossa perchè potessi raccontare di aver realizzato quello che nessuno avrebbe avuto il coraggio di fare, portare il mondo dove ci sono aree di indescrivibile bellezza, ricche di biodiversità gastronomiche e ambientale senza porsi limiti di tempo né di spazio.
Vivere in una terra fragile dove assale la voglia di natura, di benessere, di cultura che nutre.
Non si percepisce il trascorrere del tempo quando ci si immerge nella splendida cornice del territorio della Val Sarmento considerato la porta naturale di accesso al Parco più wilderness d’Italia, dove i colori meravigliosi variano a seconda delle luci del giorno conferendo al paesaggio viste indimenticabili.
Il Creatore non è stato avaro quando ha deciso di dare pennellate a questo territorio!
E’ vero! ha ragione…. quanta poesia!
Ma se avessi usato il metodo dei costi e ricavi, del bussines plan, e di tutto quello che una seria azienda dovrebbe fare prima di investire su un territorio, Le assicuro che nessuna aprirebbe mai una pur minima attività.
Il mio commercialista mi ha sempre definito un visionario, un idealista, e aveva ragione perché lui guarda i numeri, io il cuore. Questo mi ha aiutato molto a sopravvivere, mi ha tutorato mi ha supportato nelle mie folli scelte economiche , di vita nelle aree interne del Pollino lucano.
Ed il commercialista, che è di Policoro ma la sua famiglia ha origini dalle montagne lucane, lo ha fatto perché in fondo capiva che non sono solo i numeri a farti vivere ma il progetto di vita che ti sei prefissato.
Ecco, io per 39 anni di attività ho venduto nella mia Luna Rossa tutto quello che la natura mi offriva, cibo e narrazione.
Ho costretto tanti personaggi a venire in questo paese dove finisce la strada.
Quante volte la rai, mediaset, sky, gambero rosso, alice, telenorba, e finanche masterchef assieme a tutte le testate giornalistiche di settore, tutte le guide gastronomiche d’Italia, food blogger, attori, registi, cantanti, operai, contadini, braccianti, imprenditori, li ho costretti a fare la tortuosa statale 92 per raggiugere il luogo dove vivo e lavoro, per un filmato, un intervista, una visita.
Abbiamo filmato e scritto tanto.
Capisco che ai più questo non è di facile comprensione, ne sono convinto.
Ma quello che voglio dire è che la nostra clientela non è una clientela normale.
E’ una clientela che ha bisogno della narrazione, della poesia dei luoghi per poterci raggiungere.
Poesia, narrazione che il corona virus per adesso ha accantonato, semidistrutto.
Non possiamo essere trattati al pari di altre attività commerciali.
Noi oltre ad essere una semplice attività commerciale siamo qualcosa di più, promuoviamo saperi e sapori del territorio, siamo i narratori di contadini, agricoltori e pastori, siamo i custodi dello slow life, pratichiamo la sostenibilità ambientale come volano di sviluppo, come modello di vita.
Noi non ci limitiamo alla resilienza, alla restanza.
Noi produciamo benessere coniugando cibo e ambiente.
Quindi non siamo solo attività ristorativa.
Ci rivolgiamo ad una clientela attenta, colta ed eterogena.
Io il 18 maggio non riapro”.
Fonte: UfficioStampaBasilicata.it