E così anche le Marche hanno visto tronfiare la coalizione di Centrodestra che si è riconfermata alla guida della Regione. È stata la decima sconfitta per il duo Pd – M5s, almeno da quando, dal 2019, i due partiti hanno intrapreso un percorso insieme proprio nelle Regionali.
10 sconfitte su 13 turni elettorali locali, in cui il patto dei “convintamente unitari” ribattezzato ormai in “testardamente unitari” ha prodotto solo le tre vittorie in Emilia Romagna, Sardegna e Umbria.
Risultati che però non cambiano la sostanza. Un’alleanza che non basta, hanno detto gli esperti ed alcune figure di spicco nell’area del Centrosinistra che si ritrova a sperare ora nei risultati che potrebbero arrivare dal Sud, candidato ad essere il vero spirito riformista di un intero movimento politico.
Calabria, Puglia e Campania (intervallate dagli scrutini in Toscana e Veneto) saranno sicuramente dei banchi di prova attendibili, non tanto per mettere in crisi il Governo, visto che almeno tra Bari e Napoli la sfida sembra già decisa in favore del Csx, ma per la creazione di una “coscienza meridionale” da non sottovalutare e che potrebbe cappottare vecchi schemi, soprattutto nelle segreterie di partito.
La Basilicata, che si regge su un filo molto fragile con un “governo di scopo” del Centrodestra con Azione, potrebbe risentire, nel caso di vittoria, dell’effetto giallorosso delle regioni vicine. Questo, in aggiunta a vari mal di pancia di qualcuno, potrebbe portare il voto in Lucania già nel 2027, due anni prima della naturale scadenza, magari in contemporanea con il voto per le Politiche.
Insomma questo perenne periodo di campagna elettorale si preannuncia molto interessante: vai a vedere che possa accendere qualche pensiero sopito nei troppi astensionisti.
P.s. Un merito a Pd e M5s dobbiamo riconoscerlo: stavolta i candidati delle competizioni regionali non sono stati raccattati all’ultimo minuto in una gara fratricida tra correnti ma scelti con coerenza mesi prima del voto. Basterà?