Il tempo delle attese è finito. Non comprendiamo per quale motivo la Regione Basilicata continui a prendere tempo nel revocare in autotutela un progetto chiaramente viziato: dalle dichiarazioni mendaci sulla proprietà dei terreni, all’accessibilità agli stessi; dalla presenza di vincoli paesaggistici e di protezione civile, fino all’utilizzo distorto delle bozze del regolamento urbanistico e alla totale assenza di valutazioni sul vincolo diga presente nell’area.

È un vero agguato al territorio. Uno sfregio alla vocazione agricola di Policoro e del Metapontino, figlio di una logica speculativa mascherata da iniziativa green, ma senza alcun coinvolgimento della comunità né degli amministratori locali. Tutto ciò è stato possibile anche grazie a un’amministrazione regionale complice nell’inerzia, incapace di vigilare sulla legittimità dell’intero procedimento.

Grave, ad esempio, il parere tecnico del Dipartimento Ambiente, il quale, in un documento ufficiale, ha descritto l’area interessata con superficialità e inesattezze, definendola come zona a vocazione cerealicola e foraggera, ignorando completamente la presenza di produzioni agricole di eccellenza come la fragolicoltura, vero cuore pulsante dell’economia locale.

Mentre la Regione si rifugia in incontri istituzionali sterili e interlocutori, oltre 5.000 cittadini hanno già firmato contro questo scempio, e il dissenso cresce ogni giorno: compatto, trasversale, consapevole.

Il rischio idraulico legato alla vicinanza con le dighe non è stato evidenziato dagli enti preposti, ma è stato fatto emergere grazie alla fermezza e all’intuito del sindaco Enrico Bianco: un’ulteriore prova della superficialità dell’istruttoria.

Nel frattempo, imprenditori agricoli e turistici, allarmati e indignati, stanno già predisponendo diffide legali per tutelarsi in anticipo da danni incalcolabili.

Se la Regione non revocherà in autotutela questo progetto, non si aprirà solo un contenzioso amministrativo. Si aprirà un fronte di resistenza civica e legale, capace di mobilitare una generazione che non intende piegarsi.

Difendere Policoro oggi significa onorare la memoria della riforma fondiaria. Sviluppo sì, ma con regole, trasparenza e rispetto.

L’Associazione Difendiamo il Territorio resterà vigile. E non farà alcun passo indietro.