Venerdì 20 dicembre, alle ore 18, presso la Mensa della Fraternità “Don Giovanni Mele”, nel rione Piccianello di Matera, si terrà l’attesa presentazione del quinto e ultimo numero dell’anno di S-Catenati, il periodico scritto dell’Associazione di Volontariato Penitenziario Disma, scritto con il contributo di alcuni detenuti della Casa Circondariale di Matera.
La storia di copertina di questo numero affronta un caso di cronaca nera che ha sconvolto l’Italia, raccontato attraverso la voce di uno dei protagonisti. Una storia di bullismo e tortura, spettacolarizzazione della sofferenza e abbandono sociale degli anziani. Una notizia su cui sono stati costruiti spettacoli teatrali e ore di programmazione sulle televisioni nazionali. Eppure, mai nessuno ha chiesto ai mostri descritti dai media “Perché l’hai fatto?“. S-Catenati l’ha fatto. Durante la presentazione l’attore Antonello Vivilecchia darà voce a questa risposta in un reading teatrale.
Un numero denso di storie e riflessioni. Il quinto numero prosegue inoltre il suo viaggio nelle “altre carceri”: dopo quello nel CPR di Palazzo San Gervasio e la comunità Kairos fondata da Don Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria, in questo numero indaga da vicino la corporeità, quando il corpo diventare carcere. Accade così nei veloci cambiamenti che attraversano l’adolescenza e nei corpi che lentamente muoiono nell’Hospice San Carlo di Potenza.
Tra gli altri approfondimenti, le interviste ribaltate (qui sono i detenuti a intervistare il criminologo, come già avvenuto con la direttrice e l’educatrice); Un’indagine sulle carceri private e sul Natale vissuto dietro le sbarre; Le rubriche amate dai lettori: ricette in carcere, una volta fuori (storie di reinserimento), curiosità dal carcere e approfondimenti sulla giustizia riparativa.
Un carcere in dialogo. L’incontro del 20 dicembre non sarà solo un’occasione per presentare l’ultimo numero di S-Catenati, ma anche un momento di dialogo e confronto con le principali realtà del terzo settore che, in modo diretto o indiretto, hanno avuto a che fare con i ristretti della Casa Circondariale di Matera per promuovere percorsi di inclusione sociale e reinserimento. Durante l’evento si terrà una tavola rotonda che vedrà la partecipazione dell’associazione Disma con il suo presidente Vincenzo Pace, insieme a don Angelo Tataranni, direttore della Caritas Diocesana di Matera-Irsina, che racconterà l’impegno della Chiesa verso i più fragili, e di Eustachio Santochirico porterà l’esperienza del Progetto NeetFlix in Carcere, dedicato a offrire opportunità formative e culturali a giovani detenuti, mentre Luca Colucci parlerà del Progetto Policoro, un’iniziativa volta a costruire percorsi di lavoro e autonomia per chi si trova ai margini. Interverrà anche Veronica Scardillo, che racconterà della nuova sartoria che sta per nascere all’esterno del carcere per dare continuità al lavoro di formazione fatto all’interno della casa circondariale e creare così anche fuori un luogo di creatività, formazione e rinascita, e Giusy Montesano, che illustrerà il lavoro svolto da Studio IRIS per favorire percorsi di giustizia riparativa.
La tavola rotonda, moderata dal direttore responsabile di S-Catenati, Luca Iacovone, sarà un’occasione preziosa per scoprire come il territorio e la comunità si stiano impegnando concretamente per abbattere le barriere tra carcere e società, e per riflettere insieme su temi fondamentali come la giustizia, la solidarietà e la costruzione di un dialogo che possa generare cambiamento reale. L’evento, aperto a tutta la cittadinanza, invita a partecipare e a confrontarsi con le storie, le esperienze e le voci che animano questo percorso comune.
Un giornale fuori dal tempo: nessun social, solo relazioni umane. S-Catenati è un periodico fuori dagli schemi. Privo di sponsor, pubblicità o presenze sui social network, vive grazie alle donazioni raccolte dall’Associazione Disma e al sostegno di quasi 200 abbonati, che hanno scelto di credere in quest’esperienza editoriale nuova, ma che prova a rianimare un rapporto antico tra lettori e redattori. Niente pagine sui social network, non c’è un sito internet, non si trovano promozioni o pubblicità. Tutto passa dalla relazione personale con i volontari e con i detenuti in permesso, c’è un foglio cartaceo da compilare, un piccolo contributo e l’attesa imprevedibile e magica del postino.