La Basilicata – tra le prime Regioni in Italia ad attivarsi – sta preparando il terreno a un’evoluzione significativa nel panorama sanitario nazionale: il ruolo unico dei medici di medicina generale che sarà introdotto il 1° gennaio 2025. Un modello che supera l’attuale distinzione tra medici di assistenza primaria a ciclo di scelta e medici di continuità assistenziale (guardie mediche). La Giunta regionale, in linea con il suo Piano strategico, ha approvato una delibera che, nel rispetto del mutato quadro normativo, ridisegna la medicina territoriale con un approccio integrato tra coinvolgimento delle comunità locali, tecnologie innovative, incentivi e miglioramento delle condizioni di lavoro per i camici bianchi.

Due i pilastri alla base del nuovo sistema: le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e le Unità complesse di cure primarie (Uccp). Si tratta di strutture che permettono di avere team di professionisti della salute disponibili 24 ore su 24, sette giorni su sette, assicurando così un’assistenza continua su un raggio d’azione che comprende 23mila abitanti. I medici, così come saranno configurati nel “ruolo unico”, opereranno all’interno delle Aft e delle Uccp. Avranno il compito di migliorare la continuità dell’assistenza attraverso una maggiore integrazione tra i vari professionisti sanitari e promuovere l’appropriatezza clinica e organizzativa nell’uso dei servizi sanitari.

All’interno dei sei distretti sanitari la Regione ha deciso di costituire 3 Aft per i medici di medicina generale, 3 per la specialistica ambulatoriale, 1 Aft per i pediatri. Per ogni Aft, inoltre, si prevede una Uccp la cui allocazione sarà individuata tra le strutture territoriali in corso di realizzazione o anche già esistenti. Svolgono attività ambulatoriale e forniscono assistenza sanitaria di base e diagnostica di primo livello.

 

“Calibriamo la sanità alle esigenze del territorio – ha detto il presidente Vito Bardi nel corso della conferenza stampa di questa mattina, convocata proprio per illustrare il nuovo assetto della medicina territoriale – con il duplice obiettivo di avvicinare le cure al cittadino e di frenare l’eccessivo ricorso all’ospedalizzazione per questioni di salute che potrebbero essere gestite in modo più efficace e meno costoso a livello ambulatoriale o domiciliare. Abbiamo in Basilicata più di 800 medici, tra medici di medicina generale e continuità assistenziale, grazie ai quali potremo rispondere in maniera più capillare alle richieste dei cittadini”.

 

A spiegare nel dettaglio l’intervento che rimodula la medicina territoriale è stato l’assessore regionale alla Salute e al Pnrr, Cosimo Latronico: “Il fine ultimo è quello di stare in prossimità di chi ha bisogno di cure. Ed è un approccio che inciderà sulle criticità del sistema, a cominciare dalle liste d’attesa, dall’emigrazione sanitaria e dall’eccessiva ospedalizzazione. Il superamento dell’attuale distinzione tra medici di assistenza primaria a ciclo di scelta e medici di continuità assistenziale – ha aggiunto Latronico – avrà ricadute sul piano occupazionale e operativo: avremo modo di affidare incarichi, a tempo indeterminato, tali da garantire a tutte le aggregazioni funzionali (diciannove, quante sono le Case di Comunità previste dal Pnrr) la presa in carico del bacino d’utenza di quel territorio. Il nuovo modello organizzativo – ha sottolineato Latronico – prevede la ridefinizione del numero degli ambiti territoriali ottimali (Aot), passando da 45 a 19 per la Medicina generale, tante quante sono le Aft, e da 13 a 6 per la Pediatria di libera scelta, tanti quanti sono i distretti. Un sistema che, nel suo complesso, tiene conto della ricalibratura del rapporto medici/abitanti: un medico ogni 1.200 abitanti (prima il rapporto era di 1 ogni 1.000) e un pediatra ogni 850 bambini di età fino a 14 anni e non più fino a 6.

 

La revisione del cosiddetto “rapporto ottimale” (numero di medici necessari rispetto alla popolazione residente in un ambito territoriale) unita alla previsione delle aggregazioni funzionali coincidenti con i nuovi ambiti ottimali territoriali, consentirà ai sei distretti sanitari di non ritrovarsi sprovvisti di medici. In questo modo – ha concluso l’assessore – si offre un incentivo alla professione, annullando la sperequazione degli incarichi e il frequente paradosso secondo il quale in ambiti vicini tra loro si verificano da una parte carenze di medici e dall’altra professionisti con numero di pazienti oltre il massimale”.

 

Nel corso della conferenza stampa Angelo Raffaele Rinaldi, dirigente dell’Ufficio risorse umane del Servizio sanitario regionale, ha illustrato alcune slide esplicative con dati e riferimenti normativi, evidenziando come il nuovo assetto si incroci con il contesto infrastrutturale finanziato dal Pnrr (ospedali di comunità e Cot) nell’ottica di disegnare una sanità lucana più efficace. Nel sottolineare che tutta la nuova impostazione è il frutto di atti attuativi di disposizioni legislative che rientrano nelle competenze del Governo centrale, il direttore generale del Dipartimento Sanità, Domenico Tripaldi, ha spiegato che “il modello di integrazione dei medici rientra in un disegno complessivo che a regime dovrebbe garantire ai lucani un servizio più completo. Dal confronto con le associazioni di categoria – ha concluso Tripaldi – potrebbero venire altri spunti sempre con l’obiettivo di assicurare la piena fruibilità della medicina sul territorio”.

A tal proposito è stato annunciato che entro dicembre saranno convocati i sindacati per la redazione e l’approvazione di accordi integrativi regionali all’interno dei quali dovranno essere declinate le disposizioni utili all’operatività e agli aspetti economici relativi ad Aft e Uccp.