Marcello Pittella presidente del consiglio non è una buona notizia per il centrodestra: ha in mano un’arma pericolosa che userà politicamente con profitto, essendo l’unico vero politico in circolazione. Non a caso ha riunito intorno a sé tutti i partiti di centrodestra in funzione anti-Bardi. Ha avuto gioco facile. Lo schema di Pittella è semplice: a ogni promessa di Bardi non mantenuta, il presidente dell’assemblea potrà convocare un consiglio regionale e tenere il presidente della giunta appeso, per esempio sul tema dell’autonomia differenziata. A garantire su Pittella dovranno essere i vertici nazionali di Forza Italia, altro segnale di chi comanda e anche che comunque questa consiliatura sarà molto diversa da quella precedente.

Per fare un esempio, questa volta gli assessori si sceglieranno i direttori generali in autonomia, comunicandolo a Bardi, che fungerà da mero notaio. Scontate alcune conferme, come il DG Sabia alle attività produttive, difficile restino Mancini alla Sanità, Tricomi all’Ambiente e Morvillo alla Programmazione. Tre uomini di Bardi, per dire. I partiti stavolta non lasceranno i “pieni poteri” al Presidente, a differenza del 2019 e anzi tutti i partiti hanno avanzato anche la pretesa di determinare lo staff di Bardi.

Tornando ai Direttori generali, dovrebbe cambiare casella Emilia Piemontese, mentre alle infrastrutture molto dipenderà da chi sarà l’assessore. Tripaldi potrebbe seguire Cicala all’agricoltura.
Si tratta ancora stamattina sulle deleghe, con la Lega che punta i piedi sulla vicepresidenza, che FDI pure gli lascerebbe in cambio delle deleghe Bilancio e Programmazione, togliendole a Bardi, che resterebbe con cultura e turismo (ma su APT ci sarebbero le mire di Pittella). Insomma, la telenovela non sembra volgere al termine e oggi c’è l’ennesimo incontro a Roma: Pittella alza la posta e vuole parlare solo ai tavoli nazionali. È cambiato tutto.

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