La scritta “assassini” comparsa sulla facciata della Chiesa della Trinità di Potenza è deplorevole e non può trovare giustificazioni di sorta. Neppure può giustificarsi con la contrarietà alla riapertura al culto della stessa Chiesa, nel sottotetto della quale è stato trovato il cadavere della povera Elisa Claps dopo diciassette anni.

Le chiese vengono costruite per svolgere le loro funzioni in “eterno”, oltre la vita umana. La circostanza che, probabilmente, la ragazza sia stata assassinata in un luogo di culto non comporta, a mio avviso, la necessità o l’opportunità di modificarne la destinazione. La Basilica del Vaticano è sorta nel luogo ove fu crocifisso S. Pietro proprio per ricordarne il sacrificio e farlo diventare luogo di meditazione preghiera. Infatti, l’imperatore Costantino I decise di costruire una chiesa in Vaticano per rendere omaggio al martire.

Sono abituato, anche per deformazione professionale, a rispettare le opinioni di tutti, anche quando non sono in linea con la mia, come in questo caso.

Quella di Elisa Claps è una vicenda complessa che impone, questo il mio convincimento, la distinzione di responsabilità personali da quelle dell’istituzione. Senza difese d’ufficio, che non intendo fare, considero i fatti storici accaduti con un’ottica laica rispetto ai soggetti coinvolti. Molto semplicemente, se ci furono nell’immediatezza dei fatti, ed anche successivamente, omissioni investigative, le relative responsabilità sono certamente personali di chi “omise o ha omesso”; mutatis mutandis, se prelati furono poco collaborativi o addirittura ostativi nella ricerca delle responsabilità del delitto, anche in questo caso si tratta di responsabilità personali. Sono concetti chiari secondo le tecniche processuali, ma di difficile condivisione da parte di chi è portatore di rapporti e relazioni affettive e fideistiche. Ma questo giammai deve far perdere il lume della ragione.

Detto questo, come cittadino dico e affermo che non accetto e condanno fermamente chi ha imbrattato, per qualsiasi motivo, chi ha imbrattato la facciata della Chiesa della Trinità di Potenza perché, in quanto bene fisico, appartiene anche ai non credenti che non gradiscono vedere muri di abitati deturpati con vernici.

Se l’autore o gli autori hanno inteso rivolgere la scritta “assassini” ai rappresentanti della Chiesa, e per essa al Vescovo Ligorio, esprimo tutta mia solidarietà al medesimo auspicando che simili gesti non abbiano mai più a verificarsi, neppure se dettati da moti di rabbia, amarezza, contestazione, protesta.

Il senso di responsabilità ci deve aiutare a meditare ed evitare atti simili assolutamente incivili che alimentano odio, mentre abbiamo bisogno di serenità e riflessioni anche nel ricordare fatti che scuotono le coscienze umane.

Avv.Leonardo Pinto – Presidente Onorario ANSB