Se Atene piange, Sparta non ride. Antonio Tajani mette a tacere tutti i rumors di paese, ribadendo ancora una volta che tutto si deciderà a Roma e che quindi il chiacchiericcio locale vale quanto un promessa da marinaio. Insomma, poco.
A sinistra ovviamente va in scena il solito teatrino di divisioni e settarismo: M5S spaccato, potentini contro materani, Pd spappolato e Bonaccini mette il dito nella piaga rilanciando le primarie, che farebbero deflagrare definitivamente il campo largo.
In tutto ciò, il sondaggio EMG che ha dato due notizie importanti: Chiorazzo non lo conosce nessuno, a parte gli addetti ai lavori e il M5S ha più voti del Pd. Mica poco.
Se l’imprenditore di Senise porta la potenza di fuoco di appalti milionari (anche) con la Regione Basilicata e il collegamento con i vescovi lucani, il popolo lucano non sa chi sia. E forse non é un male, per Chiorazzo.
Il M5S resta sopra il Pd in Basilicata, anche se il sindaco di Matera voterebbe volentieri un candidato del PD per salvare la propria traballante maggioranza che sarà poi comunque travolta dal voto popolare tra un anno e poco più. Non proprio un affare per Lomuti e Co. Poi c’è il Pd, ormai oggetto di OPA da parte di Chiorazzo e soci. Da partito regione a partitello scalabile è un attimo. Ma i bei tempi che furono sono finiti da un pezzo.
Infine c’è l’opzione primarie. Opzione che non esiste, perché sancirebbe la fine del M5S, del Pd, del campo largo e anche della candidatura di Chiorazzo. La partita é dunque nella mani dei grillini: finire a una cifra nella coalizione di Chiorazzo, magari eleggendo un consigliere regionale (al massimo due, nel caso della difficile vittoria di Chiorazzo), oppure continuare a essere un soggetto politico credibile agli occhi dei lucani. E soprattutto c’è un tema: il M5S porta i voti – nei sondaggi, almeno – ma alla fine il candidato presidente (vedi Abruzzo) é sempre area Pd.
Non proprio un affare per Conte, ‘sto campo largo.