I bambini di Anzi, che hanno partecipato quest’anno al laboratorio Andiamo per la Via Maestra – per una nuova età dei diritti, hanno presentato nell’atrio del palazzo comunale, le attività svolte.
Un appuntamento che, negli ultimi cinque anni, coinvolge la comunità locale – ha ricordato in apertura il sindaco Filomena Graziadei – in un percorso sui diritti, partendo dal sentire dei più piccoli, per sollecitare l’impegno e le responsabilità di tutte le istituzioni e dei singoli cittadini per garantirli, trovando le soluzioni più adeguate ai problemi che possono rappresentare ostacoli nella vita delle persone.
Una scelta che ha consentito ai piccoli di esprimere le proprie opinioni e di discuterle fra loro prima e con gli adulti poi, a sostegno delle migliori condizioni del vivere e del convivere in una piccola comunità, in famiglia, a scuola, nel gioco.
La parola prescelta è stata, infatti, quest’anno OSTACOLO, presente nelle esperienze dei bambini e variamente da loro rappresentata con le parole e con i disegni.
Certamente – e i bambini ne sono ben consapevoli – gli ostacoli sono tanti, piccoli e grandi, individuali e sociali … e soprattutto non tutti gli ostacoli si rimuovono facilmente, anche per responsabilità di coloro che, a vario titolo, dovrebbero occuparsene.
I ritardi nelle decisioni e nelle tutele, le differenze fra i territori del nostro paese non consentono di fare tutto quello che si dovrebbe; vecchie e nuove problematiche segnalano che c’è ancora tanto da fare, ma averne la consapevolezza aiuta a percorrere la Via Maestra, la nostra Costituzione, stando dalla parte giusta, dei più deboli.
La Via Maestra, è stato ricordato, è la via principale di un paese su cui si affacciano il Comune, la Scuola, la Chiesa, la piazza, le botteghe, tutti luoghi del vivere insieme alle diverse età; guardare alla vivibilità dei luoghi in cui si vive ogni giorno aiuta a riconoscere gli ostacoli personali e sociali e a superarli insieme.
Una prospettiva che ha indicato la strada a chi ha animato i laboratori e che può essere sinteticamente descritta con la scelta di porre al centro due principi pedagogici, ovvero “la cura delle parole e il discutendo si impara”, secondo le indicazioni degli esperti di lingua, storia, diritto costituzionale , pedagogia.
Sono stati brevemente richiamati i contributi dei Padri e delle Madri Costituenti, di Tullio De Mauro, Clotilde Pontecorvo, don Lorenzo Milani, Gustavo Zagrebelsky, per sostenere la necessità di un confronto che lasci i bambini liberi di esprimersi nei modi che preferiscono per favorire l’incontro con le istituzioni che, a vario titolo, si occupano di accompagnare, soprattutto chi è in difficoltà.
Partendo dalla propria esperienza i piccoli Andrea, Nicolò e Alessandro hanno messo a disposizione degli adulti presenti il girotondo dei diritti dei bambini, riconosciuti in ambito internazionale, e li hanno raccontati ai presenti. Una occasione per consentire a chi ha la responsabilità nelle istituzioni della Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono … il pieno sviluppo della persona umana …” (art. 3 comma 2), di condividere le difficoltà che si incontrano per tutelare i diritti delle persone.
Una occasione che ha consentito di parlare di scuola, genitorialità, salute, sicurezza, disabilità, educazione religiosa, sicurezza, stranieri, lavoro con lo sguardo ai diritti fondamentali dei bambini e di tutte le persone senza “distinzione di sesso, razza, lingua, religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art 3 comma 1) ….; una straordinaria riflessione su diversità e uguaglianza, in cui ciascuno degli intervenuti ha portato la sua esperienza di amministratore, genitore, sacerdote, cittadino.
Il confronto, nato dalle sollecitazioni dei bambini che hanno presentato quanto avevano realizzato, ovvero il girotondo dei diritti dei bambini (alla vita, al cibo, all’acqua, al nome, alla scuola, alla sicurezza, a dire il proprio pensiero…) è proseguito fra gli adulti e ha consentito un dialogo a più voci, condotto da Licia Andriuzzi, assessore ai servizi sociali, che ha ricostruito l’impegno dell’associazione Abilitiamoci e dato conto delle attività realizzate in collaborazione fra i Comuni di Anzi e di Calvello.
In proposito si segnala la straordinaria testimonianza di Stefano Mele, un giovane che vive a Calvello e lotta con la sua famiglia perché sia riconosciuto il diritto alla cura, alla salute, alla cultura per chi vive in una situazione di disabilità, che ha dato voce a Federico e a Raffaele presenti nel pubblico.
In definitiva una riproposizione con forza del motto I CARE fatto proprio da don Milani, di cui ricorre il centenario della nascita, per la sua Barbiana, che oggi, come ieri, impegna tutti nel “me ne curo” di tutti noi, della nostra e altrui fragilità. Perché, è bene ricordarlo, scrive don Milani, “sortirne tutti insieme è la politica”

Caterina Gammaldi- coordinatrice del laboratorio “Andiamo per la via Maestra”