Le revoche nei giorni scorsi comunicati con SMS a decina di migliaia di percettori RDC di essere stati sospesi dal beneficio, sono in contrastano con le direttive della Commissione Europea, che ribadisce invece la necessità di rafforzare la misura per spingere l’occupazione e combattere la povertà. Le prime misure su cui si è concentrato il governo guidato da Giorgia Meloni, è stata l’abolizione del reddito di cittadinanza, anziché introdurre politiche sociali del mercato del lavoro. Questo succede in Italia, mentre la Commissione europea ribadisce che il reddito di cittadinanza deve essere invece rafforzato, perché “è necessario un sostegno più efficace per combattere la povertà e per promuovere l’occupazione“, soprattutto quando la recessione sembra imminente. Le bollette elettriche cresceranno di nuovo a ottobre mediamente del 59%, con le famiglie in drammatico affanno. La guerra è sempre più dentro l’Europa (ma ce ne dimentichiamo), la crisi climatica è sempre più grave (ma ce ne dimentichiamo), e le imprese non saranno certo propense ad assumere e ad aumentare i salari, semmai il contrario. Sostegno ai redditi, lo afferma il Presidente del Movimento Difesa del Cittadino Lucano – Nicola Lista – che svolgono “un ruolo chiave durante le recessioni economiche, quando possono mitigare l’impatto sui redditi delle famiglie, prevenire un aumento della povertà e dell’esclusione sociale, promuovendo al contempo una ripresa sostenibile e inclusiva. Guardando dunque alla campagna contro il RDC di Fratelli d’Italia e alla sua ideologia – che è appunto neoliberista, che è (forse) post-fascista ma che sicuramente è, per esplicita e rivendicata affinità elettiva, vicina alla franchista-fascista-omofoba Vox spagnola (mentre le radici di FdI sono “nei settanta anni di insidia della democrazia rappresentata dal Msi e dalle sue evoluzioni partitiche, quella che era una misura (pasticciata ma comunque efficace) volta a garantire cittadinanza anche a chi si trova senza un reddito capace di garantirgli una vita degna e dignitosa sembrerebbe comunque destinata ad essere superata da un governo che si dice di destra sociale quando in realtà è di destra asociale. Asociale perché non aiuta i più deboli, appunto volendo cancellare il reddito di cittadinanza e perché si scontra con l’articolo 2 della Costituzione che invece richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. E che il reddito di cittadinanza sia uno dei mezzi per questo adempimento di un dovere di solidarietà sancito dalla Costituzione – che non è vecchia di 70 anni come è stato detto, ma è giovanissima di 7 anni, essendo stata riconfermata nel referendum costituzionale del 2016 dal 60% degli italiani. Più che politiche di workfare e di tagli al reddito di cittadinanza l’Italia ha bisogno di politiche industriali – compreso un intervento diretto dello stato in economia, e soprattutto di politiche di vera transizione ecologica. Ma c’è da dubitare fortemente che questo governo – massima espressione politica di quel tessuto produttivo debole, alleato inconsapevole di corporazioni e grandi gruppi – le vorrà fare davvero.