Il Presidente del Tribunale di Potenza, Rosario Baglioni, a seguito della rinuncia della curatela fallimentare, ha deciso di nominare quale sequestratario del sito produttivo dismesso della Daramic di Tito Scalo il sindaco di Tito, Graziano Scavone. Nel motivare la scelta del Sindaco per l’affidamento come sequestratario, il presidente del Tribunale ha sottolineato come sia “opportuno nominare un soggetto istituzionale che non solo sia munito dell’autorevolezza e delle competenze necessarie, ma che sia anche rappresentativo del territorio, così da garantire il sollecito avvio di un efficace intervento di bonifica a tutela dell’ambiente”. La Daramic, che faceva parte del gruppo Polypore, si occupava della produzione di separatori in plastica per batterie. Ad inizio 2005 l’azienda denunciò il superamento dei valori concentrazione soglia di contaminazione a seguito dello sversamento di significativi quantitativi di tricloroetilene.

L’attività industriale della Daramic è cessata a fine 2008 e furono circa 130 i lavoratori che videro interrompere il proprio rapporto di lavoro con la multinazionale franco-americana. Nei prossimi giorni, quindi, è previsto il passaggio di consegne dal curatore fallimentare, precedentemente nominato dal tribunale, al sequestratario, vale a dire il Sindaco Scavone. “Anche questa volta – ha dichiarato il primo cittadino di Tito – abbiamo deciso di non sottrarci alle responsabilità e di assumere un delicato ruolo, che avremmo potuto reclamare opponendoci al provvedimento di nomina. Non sono mai sfuggito dalle responsabilità amministrative ed istituzionali, assumendo come nel caso del ripristino e della messa in sicurezza della Discarica in località Aia dei Monaci, l’intero procedimento in sostituzione ed in danno al soggetto responsabile. Ed è quanto proveremo a fare anche nel caso della Daramic, una situazione ambientale che andava e va  seguita con maggiore attenzione da parte innanzitutto del Ministero dell’Ambiente e della Regione Basilicata, a cui più volte abbiamo manifestato la disponibilità del Comune di Tito ad attivarsi nei procedimenti sostitutivi avendo la certezza delle coperture finanziarie, considerato che il danno ambientale riconducibile alla produzione industriale svolta in quel sito è tra le situazioni, insieme a quella dell’area fosfogessi dell’ex Liquichimica, tra le più critiche dell’area Sin di Tito”.

“Oggi, venuto meno anche l’impegno della curatela fallimentare nel sostenere e riprendere le attività di bonifica e messa in sicurezza del sito Ex Daramic – ha aggiunto il sindaco Graziano Scavone – le istituzioni devono caricarsi degli obblighi di bonifica per rimuovere tutti i rischi e tutelare la salute dei cittadini. Mi assumo questa responsabilità con tutto l’impegno necessario per contribuire a risolvere una problematica che va avanti da troppo tempo, anche a causa di situazioni oscure su cui spero presto si faccia chiarezza e si individuino tutte le responsabilità, anche quelle di tipo penale. Sarà necessario questa volta, data anche la complessità degli interventi di bonifica da attuare, che ci sia il pieno concorso dei soggetti istituzionali deputati a fare la propria parte, Ministero dell’Ambiente e Regione Basilicata in primis, chiamati ad assegnare da subito le risorse finanziarie necessarie alla ripresa della bonifica. Attendiamo quindi la convocazione di un tavolo tecnico istituzionale, già richiesto nei giorni scorsi all’Assessore regionale Cosimo Latronico per aggiornamenti anche sul progetto di bonifica dell’area ex Liquichimica, al fine di condividere le misure da porre in essere per evitare che trascorra inutilmente ulteriore tempo aggravando una situazione che va risolta a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente del nostro territorio su cui l’impegno dell’amministrazione comunale è ampio e determinato”.