“I love the Bronx” è il progetto di teatro itinerante del regista Nicola Ragone che porta in scena le storie là dove sono nate. Ultima delle tre tappe di questo viaggio con cui si riscrivono storie dentro le geografie: Macchia di Ferrandina. Sabato 4 marzo, alle ore 19, il cineteatro Bellocchio ne ospiterà il racconto. Una riflessione sul concetto di periferia per puntare i riflettori sulle narrazioni quotidianamente generate nelle aree al margine.
Prodotto dalla rete “Underground” (Onirica S.r.l., Fargo Produzioni e Blu Magma Factory) con il sostegno della Regione Basilicata, I LOVE THE BRONX si pone come un esperimento di arte pubblica di grande valore sociale ed emotivo.
Prendendo in esame, come punto di partenza, il quartiere periferico per antonomasia: il Bronx di New York, controverso e stigmatizzato – centro di una vita che rigetta la vita del Centro – ci accorgiamo subito che il confronto con i sobborghi del sud Italia non regge.
Quindi non esiste un Bronx nostrano? Si e no, poiché la perifericità è un concetto mutevole.
Non esiste se pensiamo che nelle metropoli i sobborghi si manifestano come alveari umani, costretti a fronteggiare sovrappopolazione, criminalità e scarsa qualità delle condizioni di vita, mentre i luoghi al margine nel sud Italia sono quelli dell’assenza e dell’abbandono, paesaggi di frontiera tra la campagna e il paese. Vivono al di là della vita stereotipata.
Ma può esistere un Bronx se consideriamo che questi luoghi bramano di essere raccontati, con tutte le loro contraddizioni: storie di riscatto, di accoglienza e multiculturalismo, malgrado spesso attanagliati dalle difficoltà nello stare al passo coi tempi, dal sentimento di fedeltà al proprio habitat che rende restii al cambiamento.
Come il Bronx newyorkese, osannato dagli artisti per la cultura underground generatrice di avanguardie e per la grande umanità celata tra le sue mura, così la periferia lucana si mostra attraverso le voci degli abitanti di Contrada Cerasofia di Lauria, quartiere Bucaletto di Potenza, zona industriale di Tito, e l’eco dei ricordi evocati dal borgo rurale Macchia di Ferrandina.
Un lavoro di ricerca attuato nel corso di una residenza artistica per attori che ha generato quattro testi teatrali, suddivisi in tre spettacoli, nati dai laboratori di scrittura partecipata con gli abitanti di alcuni di questi luoghi che, ricordando e raccontandosi, hanno ricostruito un mondo a rischio sgretolamento.
Gli spettacoli teatrali, diretti dal regista Nicola Ragone, vedono la partecipazione alternata degli attori Annarita Colucci, Ilenia Ginefra e Giuseppe Ragone e i disegni dell’artista Giulio Giordano, con le interazioni musicali di Federico Leo e di PIOVE., artista musicale Avant Pop dall’identità nascosta.
Le testimonianze raccolte sotto forma di video-interviste nei giorni della residenza, porteranno alla realizzazione di un documentario contente il racconto originale di queste storie di vita vissuta.
L’ingresso è libero ma è consigliato prenotarsi al seguente link. .