«La Cisl guarda al tema dell’autonomia regionale senza pregiudizi, né paraocchi ideologici. La sfida è de-ideologizzare il dibattito e lavorare insieme per completare il disegno previsto dal titolo V della Costituzione definendo i livelli essenziali per tutti i diritti di cittadinanza: istruzione, sanità, trasporti, lavoro, pubblica amministrazione, politiche sociali, infrastrutture. Senza questo passaggio l’autonomia sarà inefficace e aumenterà la conflittualità tra i territori». È quanto sostiene il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo che ribadisce «il principio invalicabile di unità e solidarietà nazionale come presupposto per realizzare una buona autonomia in grado di responsabilizzare i territori e ricucire lo strappo tra aree forti e aree deboli. L’obiettivo deve essere unire un paese già con divari inaccettabili che un’autonomia concepita come rivendicazione del Nord contro il Sud aggraverebbe ulteriormente. Basti pensare che oggi il reddito medio di una famiglia lucana è di un quarto più basso di quello di una famiglia del Nord».
Secondo Cavallo «una riforma degli assetti istituzionali di tale portata e con tali implicazioni sulla vita dei cittadini e sulla esigibilità dei diritti non può che avvenire dentro una cornice di ampia partecipazione, con il pieno coinvolgimento del Parlamento, della Conferenza Stato-Regioni, degli enti locali e delle parti sociali. Serve inoltre una presa di coscienza critica sulla reale capacità amministrativa delle Regioni che in questi anni non hanno certo brillato nella gestione di molte competenze, a partire dalla sanità, come la recente pandemia ha drammaticamente messo in evidenza con un inaccettabile costo di vite umane. L’autonomia che vogliamo – specifica Cavallo – non è quella del neo-centralismo regionale ma quella che valorizza la sussidiarietà e il protagonismo delle comunità, che assume il territorio come baricentro delle politiche e della programmazione».
«In questo dibattito le classi dirigenti del Mezzogiorno sono chiamate ad una sforzo di innovazione politica e a rompere i ponti con una cattiva retorica meridionalistica. La sfida è costruire un meridionalismo nuovo che sappia cogliere le sfide attuali valorizzando le molte buone pratiche degli ultimi anni che raccontano di un Sud pro-attivo e resiliente. Dobbiamo lavorare tutti insieme per gettare le basi di una piattaforma interregionale, a partire dalla rivendicazione di un diverso metodo di ripartizione delle risorse e degli investimenti, passando da criteri puramente quantitativi, come la popolazione, ad un più complessivo indice di marginalità che tenga conto del tasso di invecchiamento, del reddito medio, del tasso di emigrazione. Solo così potremo contrastare efficacemente la deriva economica e sociale della nostra regione e del Sud Italia», conclude Cavallo.