In Europa, dal 2035, non si potranno più vendere auto e furgoni con motori a benzina o diesel. Lo ha deciso il Parlamento europeo, con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti, dando il via libera definitivo alla misura che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di C02.
Si tratta di un provvedimento che metterà in ginocchio un settore strategico come l’automotive e che avrà ripercussioni negative anche sul tessuto economico e sociale dell’Europa e, in particolare, del nostro Paese. È una decisione miope e scellerata che andrà a tutto vantaggio di quei Paesi che si vedono bene dall’adottare misure drastiche come quelle del Parlamento europeo. Quegli europarlamentari italiani che, rispondendo forse a direttive lontane dai valori alti della politica, con il loro voto hanno permesso l’adozione formale del provvedimento in questione, si sono dimostrati politicamente miopi non capendo che avallando tale decisione non hanno fatto altro che mettere una pietra tombale sul settore automotive nazionale con tutto quello che ciò significa in termini economici e occupazionali.
La notizia del provvedimento europeo è giunta mentre in Italia, presso il MIMIT, si svolgeva il tavolo Stellantis, alla presenza delle organizzazioni sindacali, delle istituzioni e della dirigenza aziendale, volto a discutere sul settore Automotive, sugli stabilimenti strategici e dell’accordo comune degli strumenti da utilizzare.
Crediamo che il primo passo da fare per salvaguardare l’industria dell’auto in Italia sia quello di spendere nel migliore dei modi le risorse stanziate nello scorso anno nella piena ottica di salvaguardia dei livelli occupazionali e della tutela dei diritti dei lavoratori.
Crediamo inoltre che necessiti l’istituzione di un “Patto di filiera” che regolamenti il progetto di riconversione di tutto il settore alla produzione di vetture elettriche affinché il cambiamento sia una opportunità e non un disastro sociale.
MELFI 15 febbraio 2023
FIM UILM FISMIC di Basilicata