Il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato, in data 20 marzo 2018, la risoluzione intitolata “Autonomia Basilicata”.
L’atto di indirizzo (consultabile QUI) impegna:
– il Presidente della Giunta (all’epoca era Marcello Pittella…) a predisporre un documento in merito “alle potenzialità/opportunità del regionalismo differenziato”, da inviare alle competenti Commissioni consiliari;
– il Presidente del Consiglio regionale:
i) a predisporre “un calendario delle attività delle Commissioni al fine di avviare un percorso di largo confronto e approfondimento con UPI, ANCI, parti sociali, associazioni e rappresentanze del modo del lavoro e delle imprese”;
ii) “ad avviare un’attività di confronto e supporto sul documento di indirizzo in sede di Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni”.
Sono atti del centro Studi del Senato, visitabili QUI
Ma poi ci sono anche gli atti del Consiglio regionale di Basilicata.
Per la Prima commissione consiliare, all’epoca guidata da un esponente del PD, “L’ampliamento delle competenze a favore delle Regioni potrebbe costituire, infatti, terreno fertile per la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e per un nuovo rapporto tra Stato e Regioni basato sul criterio del merito”. Pare un documento della Lega.
L’ATTO DELLA PRIMA COMMISSIONE
La cosa più bella è che nello stesso documento si scrive che “Il regionalismo asimmetrico consentito dall’art. 116, comma 3, della Costituzione consisterebbe dunque in una differente modalità organizzativa per cui la gestione di alcune competenze (legislative e amministrative) verrebbe “delegata” alla Regione richiedente, consentendo un uso migliore delle risorse derivante dall’applicazione di norme più calibrate sulla realtà locale”. Quindi l’autonomia differenziata era possibile anche prima del DDL Calderoli, grazie alla riforma della Costituzione votata a maggioranza dalla sinistra nel 2001 (e dai lucani con il 65% di sì con successivo referendum).
Oggi la sinistra lucana invece strepita contro l’autonomia. Uno strepitio privo di credibilità.