Si terrà giovedì 18 agosto 2022 alle ore 20:00 all’interno del Borgo Antico di Laurenzana l’evento spettacolo “Il Brigante Taccone Re di Calabria e Basilicata” organizzato dalla Pro Loco “Universitas Laurentianae” e patrocinato da BCC Basilicata, Regione Basilicata, Azienda di Promozione Turistica Basilicata e Comune di Laurenzana. Una storia che ci riporta indietro nel tempo sino a quando le masnade al soldo di Domenico Rizzo, alias Taccone, spadroneggiavano nel cuore della Provincia di Basilicata. Siamo intorno ai primi dell’800, in quello che alla storia è passato come “Decennio Napoleonico” e bande di briganti, sostenute dal governo borbonico, in esilio dopo l’invasione dei francesi, attaccarono numerosi centri lucani e calabresi, depredando e uccidendo i notabili filo-francesi e dando libero sfogo a vendette personali. Nel 1809 Laurenzana contava settemila anime che vivevano nel centro tra castello e Chiesa Madre. Grande importanza rivestiva l’artigianato con mastri ferrai, argentai, lavoratori del cotone e del baco da seta, oltre a falegnami e mastri intagliatori che traevano materia prima dai ricchi boschi circostanti. Domenico Rizzo, vero terrore dei francesi, era astuto, impavido, valoroso e spietato oltre ogni limite. Ex molinaro, al servizio di Domenico Asselta, galantuomo Laurenzanese, si era proclamato “Re di Calabria, Basilicata e Terra di Lavoro” e aveva al suo seguito una truppa di più di trecento uomini. Taccone era rientrato in loco in seguito ad amnistia, ottenuta dopo essersi costituito il 7 settembre del 1806, a San Severino Lucano, per aver partecipato ai moti antinapoleonici. Assunto dall’Asselta quale mugnaio, su incitazione di questi, riprese la lotta contro i francesi e i notabili che li sostenevano. Nell’agosto 1809 insieme a Pasquale Napolitano entrò facilmente in paese grazie alla complicità di Asselta e di Domenico Noja, agente del Duca di Belgioioso. I due erano reduci dai massacri compiuti ad Abriola, dove Nicola Lapetina, brigante pure lui, aveva promosso l’assalto al castello del Barone Federici che fu trucidato con l’intera famiglia. Una taglia da mille ducati pendeva sulla sua testa messa ovviamente dal Governo Francese poiché a nulla erano valsi i tentativi di cattura. In quei giorni sanguinosi Laurenzana non fu risparmiata e si videro saccheggi, incendi e massacri ovunque nel tentativo di prenderlo. Era Charles Antoine Manhès, questo il nome del generale francese incaricato di fermarlo. Taccone venne tradito dai compagni, catturato e condannato a morte per impiccagione. La sentenza fu eseguita nel 1810 a Potenza. Questa a grosse linee la storia che sarà narrata in questa V edizione della manifestazione. Un’edizione che è pregna di significati, anzitutto perché la prima senza il compianto Egidio Garramone, anima culturale dell’intera comunità e in secondo luogo perché attenzionata in particolar modo, quella di quest’anno appunto, dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale che ha scelto di seguire l’evento laurenzanese per conto del Ministero della Cultura come unica rappresentazione storica in Basilicata. L’invito è: siateci! Taccone non fatevelo raccontare!