Si è tenuta a Potenza, lo scorso mercoledì, nell’Aula magna dell’Università degli studi della Basilicata la presentazione dell’Associazione Keep On. L’iniziativa “Amministrazione di sostegno: voce all’amministrato” è stata l’occasione giusta per descrivere la mission dell’Associazione costituita e presieduta dall’avvocata Francesca Sassano che mira a tutelare le fasce più deboli con particolare attenzione alla disabilità ma contestualmente a formare e assistere chi è chiamato – previo decreto del giudice – a gestire gli interessi (non solo economici e patrimoniali) di una persona fragile. La figura dell’amministratore di sostegno intorno alla quale vi sono spesso più ombre che luci. L’evento moderato dell’esperta di comunicazione, Simona Bonito, ha visto una serie di interventi che hanno abbracciato la sfera dell’informazione e quella politico-istituzionale, sociale e giuridica. Il segretario dell’Associazione, il giornalista Fabio Amendolara, nel suo saluto, ha posto l’attenzione sulla percezione nel mondo dell’informazione e della cronaca di determinate situazioni che sono all’ordine del giorno: «Con la stessa frequenza si registrano i così detti furbetti del reddito di cittadinanza e le circonvenzioni di incapaci. Per i primi vi è ampio spazio sui giornali e nei programmi televisivi di approfondimento finanche interrogazioni parlamentari, per i secondi, invece, vi è forse qualche spazio nelle cronache regionali. Si tratta di una disparità di approccio, nonostante il tema sia sentito e molto attuale. Alcuni casi – ha rimarcato Amendolara – diventano mediatici perché coinvolgono persone note al grande pubblico, come ad esempio l’attore Lando Buzzanca, interdetto a causa di un deficit cognitivo. Sono migliaia i casi analoghi ed è giusto porre l’attenzione su più livelli senza spiare dal buco della serratura». Paola D’Antonio, prorettrice dell’Unibas, ha portato i saluti del Magnifico Rettore, Ignazio Mancini, ed ha manifestato massima disponibilità dell’istituzione accademica verso queste tipologie di iniziative. «Il tema dell’amministratore di sostegno – ha affermato – presenta ancora tanti punti di riflessione e riguarda un contesto di fragilità nel quale l’Unibas nella sua mission ha sempre rappresentato un punto di riferimento nel territorio e continueremo ad operare con la massima attenzione ed efficienza». L’avvocato Francesco Potenza, in rappresentanza dell’Ordine degli avvocati di Potenza ha elogiato l’impegno della collega Sassano portando i saluti del Consiglio tutto. «Il convegno pone l’attenzione sulle necessità e sui bisogni dell’amministrato. È importante che si parli del beneficiario e della sua capacità di agire e dei così detti diritti personalissimi. Si pone tanto l’attenzione sull’amministratore e mai sull’amministrato che è invece centrale – ha ribadito Potenza – in questo istituto giuridico». Per quanto concerne la sfera politico – istituzionale, l’intervento del consigliere regionale di maggioranza, Gerardo Bellettieri, ha posto l’attenzione sul contesto regionale e su quanto è stato fatto e quello che invece bisogna fare nel prossimo futuro. «Mi farò parte attiva affinché questa tematica possa avere maggiore importanza nel dibattito politico regionale. In Basilicata – ha affermato Bellettieri – c’è una grande attenzione del presidente Bardi verso il tema della fragilità ed è stato svolto un importante lavoro nell’approvazione all’unanimità della Pdl n.21 del 2019 “Interventi della promozione e della valorizzazione dell’amministratore di sostegno in tutela dei soggetti deboli”. Si tratta di 8 articoli ed è prevista l’istituzione da parte della Regione di un elenco di amministratori di sostegno a fini statistici e conservativi, che verrà messo a disposizione e trasmesso ai vari uffici dei giudici tutelari della Basilicata per l’eventuale nomina e di servizi denominati “Sportelli di protezione giuridica” presso i servizi distrettuali. L’elenco sarà suddiviso in tre sezioni, quella dei volontari, quella dei professionisti e quella delle associazioni o fondazioni. Abbiamo fatto – ha concluso Bellettieri rivolgendosi a Roberto Galante – un lavoro importante per i degenti del Don Uva creando un supporto reale e questo non può che essere motivo di orgoglio». Interessante il contributo di Marina Rizzo, giudice onorario del tribunale di Potenza, «L’ascolto del beneficiario è il momento più importante e delicato di tutta la procedura. Il giudice e solo il giudice deve ascoltare il beneficiario e ove occorre, in caso di gravi patologie, è lo stesso giudice ad andare nella dimora del beneficiario. Il giudice deve accogliere desideri, ambizioni e richieste del beneficiario. L’ascolto è necessario, richiede consapevolezza. Un ascolto non meccanico e non dettato dal numero di certificati medici e di verbali della commissione medica. Talvolta il beneficiario ha paura, è spaesato e – ha specificato Rizzo – il giudice viene visto come un pericolo. Il giudice redigerà il decreto e andrà a specificare una serie di indicazioni elaborate con il beneficiario, le determinazioni che possono essere talvolta in sostituzione o in assistenza, atti patrimoniali o strettamente personali. Il giudice ascolterà anche persone vicine al beneficiario per raccogliere ulteriori informazioni e adattare il decreto. Una sorta di abito su misura con le giuste caratteristiche, un abito comodo e non una camicia di forza che può essere adattato anche ad eventuali cambiamenti. Sono onorata di svolgere questa funzione da tanti anni perché per me è stata l’occasione di una crescita personale e di approccio con il mondo della fragilità e della solitudine, il compito del giudice – ha concluso – è quello di proteggere senza mai mortificare». Dall’ascolto alla cura ha ricordato la moderatrice Bonito, passando la parola a Roberto Galante, direttore amministrativo di “Universo Salute Opera Don Uva”. «Ho vissuto il mondo della fragilità in prima persona, convivendo fin da bambino con la disabilità di mio padre. Mia madre all’epoca era l’amministratore di mio padre e noi figli oggi abbiamo lo stesso ruolo. Mi fa piacere – pertanto – essere qui all’Unibas perché è la cultura che muove tutto. Da 29 anni lavoro al Don Uva e tutti i giorni che varco la soglia della struttura penso a come io vorrei essere trattato. C’è stato un momento della storia normativa dei Lea nel 2017 che ha cambiato il paradigma dell’assistenza modificando il Dpcm del 2001 verso una sorta di – la definirei – assistenza al ribasso con una compartecipazione dei pazienti. Ci sono persone che da 50 anni vivono al Don Uva, perché qui sono state abbandonate quando non c’era l’amministratore di sostegno e che fino al 2017 erano inquadrate come soggetti internati, totalmente dimenticati dalle istituzioni. Ad un certo punto avrebbero dovuto iniziare a pagare. Parliamo – ha detto Galante – di soggetti che erano internati e che talvolta non hanno mai potuto esprimere il medico di base per poter accedere ad una pensione e pagare la compartecipazione. Il paradigma – quindi – è cambiato nel momento in cui si è fatto intendere che queste persone non erano più internate. È iniziata, così, una battaglia di civiltà culminata con una norma della Legge regionale di Bilancio del 2020 che ha stabilito l’indice di complessità assistenziale (Ica) ovvero un minutaggio: non si è internati ma si è beneficiari di 190 minuti al giorno di assistenza con una tariffa, caricando il personale sull’assistenza e meno sulla parte riabilitativa. Non è stato il modo migliore ma è stato sicuramente un modo per intervenire. La parte riabilitativa sull’internato prevedeva attività e uscite e siamo passati dal non pagare più al non uscire più. Questa situazione – ha concluso Galante – ovviamente non riguarda solo il Don Uva ma riguarda tantissime altre strutture». Francesca Romano, vice presidente dell’Ordine degli assistenti sociali di Basilicata ha attenzionato la questione non giuridica ma umana e sociale delle condizioni degli amministratori e degli amministrati. «Gli amministrati spesso sono privi di famiglia o con familiari non disposti a prendersi cura di loro. Un fragile non ha bisogno solo di un buon burocrate per gestire gli interessi economici ma anche di chi possa decidere per un benessere psicofisico con empatia e coraggio. Non è un lavoro di ufficio. Da assistente sociale ho incontrato tante persone con fragilità spesso vittime dei familiari ma anche tanti colleghi che diligentemente per proteggere i propri assistiti hanno fatto più del proprio lavoro accettando anche tutti i rischi del caso. La legge parla di sostegno e non di sostituzione, nella misura in cui è possibile. Perciò – ha aggiunto Romano – l’amministratore di sostegno è un contenitore di svariate funzioni ed è il giudice a decidere fino a che punto estendere il sostegno per proteggere la persona fragile. L’elenco degli amministratori nella nostra Regione non è ancora disponibile e mi auguro che si possa avere presto». Infine l’intervento del presidente della Keep On, l’avvocata Francesca Sassano, che ha ringraziato tutti i presenti e i relatori, illustrando la mission dell’Associazione. «La voce dell’amministrato è una realtà preziosa, l’associazione punta a dare un contributo anche dal punto di vista legislativo oltre che formativo. Bisogna sempre raggiungere la soddisfazione del beneficiario. Per questo servono le giuste competenze, da parte nostra ci sarà grande attività di divulgazione per formare una cultura e di fare rete, creando collegamenti con il mondo istituzionale e del terzo settore».