Con un lungo intervento un po’ Greta e un po’ Landini, il segretario regionale del Pd, Raffaele La Regina, rivendica il voto del proprio partito all’Europarlamento che obbliga tutta Europa a fare a meno di auto a benzina e diesel dal 2035, con inevitabili conseguenze per i lavoratori degli stabilimenti automobilistici, tra cui Melfi.
Si parla di 5000 posti di lavoro a rischio solo nello stabilimento lucano. Uno scenario da brividi.
Mentre la CGIL ancora non è intervenuta sul tema, la sinistra sempre più green e purple ha preso ormai il posto di quella rossa, che metteva al centro della propria agenda politica i lavoratori e poi tutto il resto. Oggi pare invece che la sinistra difenda tutto tranne che i lavoratori.
Secondo il leader di Azione, Carlo Calenda, “Il voto a favore del full electric e contro la neutralità tecnologica, non considerando biocarburanti e impatto su catena di fornitura (dipendenza da batterie cinesi); distruggerà la filiera italiana ed europea di automotive/veicoli commerciali”. Carlo Calenda è un uomo di centrosinistra, certo non archiviabile nella categoria “destre”.
Ma è il grido di dolore di tutto il settore a raccontare come stanno le cose. Marco Bonometti guida le Officine Meccaniche Rezzatesi (Omr), un gruppo industriale che occupa 3.200 dipendenti e produce componentistica per auto in 16 stabilimenti.
Al “Foglio” ha detto che la misura approvata mercoledì dal Parlamento europeo è “una politica suicida” con che porterà “alla perdita di milioni di posti di lavoro cancellando un settore strategico per l’industria europea. L’auto elettrica – aggiunge – allo stato attuale è un’auto per ricchi”.
Dai lavoratori ai ricchi. È la nuova lotta di classe, bellezza.