“Il punto politico della crisi regionale fotografata ieri in Consiglio regionale è che non c’è un punto politico.

La crisi, liquidata dal generale Bardi in quattro parole, con le quali ha ‘motivato’ la rimozione di alcuni dei componenti della vecchia Giunta e ‘rilanciato’ il programma del governo del cambiamento, viene nascosta sotto il tappeto ma c’è ancora. E questo è un fallimento.

Dalle poche parole espresse appare che per il generale sia stata una ‘banale’ questione di orgoglio condita da ‘calcoli’ dettati e mal riusciti, più che un’esigenza di rispondere alle istanze dei cittadini, che, in fondo, non credo abbiano mai chiesto le dimissioni di alcuno. Il generale, ad un certo punto, pur di rimarcare una verginità etica, ha chiesto il rinnovo totale della Giunta, poi nei fatti si è accontentato: il dato numerico è quello che conta. In fondo tre su cinque è sempre più della metà. In concreto, quale sia la motivazione politica di quella rimozione non è dato sapere. Che non lo sappiano i rimossi è cosa grave, che non lo sappiano i cittadini è gravissimo, e lui ieri non lo ha spiegato.

Il rinnovamento dell’azione amministrativa è poi una barzelletta poco credibile: i punti elencati da Bardi sono quelli della campagna elettorale del centrodestra. Quindi? La nuova fase del Governo del cambiamento è una specie di gattopardiana presa in giro: ‘tutto cambia perché nulla cambi’ tranne appunto tre assessori su cinque.

Anche se, a guardare bene, un ‘nodo’ politico c’è ed è dirompente: la perdita della maggioranza di centrodestra, che, dopo decenni di padroni di sinistra, era riuscita ad emergere. Bardi fa appello alle forze politiche; a tutte le forze politiche, aprendo così all’incestuoso inciucio tra destra, sinistra e 5stelle.

Ma la Basilicata non vuole questo. Qui, dove il cambiamento significava mandare a casa il centrosinistra ed essere interpreti di un nuovo modo di governare, non verrebbe tollerato.

Neanche per lo ‘pseudo’ bene dei cittadini, tanto evocato ma in concreto vuoto nella sostanza.

Forse Bardi non si rende conto di quello che ha chiesto ieri in Consiglio.

In Basilicata, un inciucio destra/sinistra sarebbe la morte di tutta la classe politica di centrodestra già in passato accusata di essere, dietro le quinte, alleato ‘fedele’ del centrosinistra. Bardi è riuscito dove altri hanno solo tentato: mettere in difficoltà la credibilità della classe politica della Regione.

Eppure avevamo un’occasione storica che, spero, non vada sprecata: dimostrare di essere capaci e di essere alternativi. I presupposti c’erano tutti. L’opposizione della sinistra e dei 5stelle era praticamente inesistente. Io posso dirlo senza tema di smentita, avendo fatto quella che molti hanno definito un’opposizione dura e pura. Se Bardi pensa che quella dei due anni trascorsi fosse opposizione, gli basterebbe visionare qualche registrazione della scorsa legislatura. Eppure, mai un Consiglio è stato interrotto per abbandono del Presidente. Interrompere il dibattito democratico è stato grave e sbagliato. Recuperi postumi oramai non hanno alcun senso.

Spero e mi auguro che il vuoto politico di questo primo Consiglio non si ripeta. Spero e mi auguro che il centrodestra ragioni sul suo futuro che non può essere quello del compromesso al ribasso.

Bardi pensava di risolvere una crisi (?) e invece ne ha aperta una profonda, responsabile in primis della spaccatura del centrodestra lucano, che deve far riflettere a chi fa politica sul territorio e dare un immediato impulso ad agire di conseguenza, prima che sia troppo tardi e la vittoria conseguita sia definitivamente compromessa”.

Gianni Rosa – Fratelli d’Italia
già assessore Regione Basilicata