Non c’è ruolo e incarico politico che Antonio Di Sanza non conosca. Alla vigilia dei suoi sessant’anni, l’avvocato nato a Pisticci, ma policorese ormai d’adozione, è ancora oggi nuovamente al centro del dibattito politico visto che, smaltita la mancata elezione al Consiglio regionale di due anni e mezzo fa, per la competizione amministrativa che infiammerà Policoro nei prossimi mesi ci sarà ancora una volta lui. Trasversale, multicolore e trasformista, come in tanti lo hanno definito visto il suo passato con Forza Italia e Partito Democratico, Di Sanza ci racconta le sue precedenti esperienze politiche e la nuova sfida che lo attende: quella che, al 99%, lo vedrà al fianco di Nicola Lopatriello, candidato sindaco del comune jonico.

Avvocato Di Sanza, nelle ultime ore voci di corridoio hanno minato alcune certezze della prossima contesa elettorale: sembra che Lei non correrà più come candidato sindaco, insieme ai già noti Enrico Bianco e Nicola Lopatriello. Si parla di un suo possibile approdo nel progetto politico dello stesso Lopatriello: ce lo conferma?

“Sto riflettendo in queste ore sul da farsi perché forse è arrivato il momento che la prossima stagione civica sia caratterizzata da unioni, più che da sciocche divisioni. Con Nicola Lopatriello abbiamo in comune la voglia di essere forza rigeneratrice per la classe dirigente del futuro e dare risposte a quell’elettorato che nelle ultime tre elezioni policoresi ha sempre dato un’indicazione forte, quella del centrismo. Con un gruppo di amici, con cui molto probabilmente costituirò una lista che si chiamerà “Progresso Civico”, abbiamo provato a smuovere il dibattito politico dallo scorso novembre, incontrando moderati di Centrosinistra e Centrodestra presentando il nostro manifesto, quello di Città Partecipe ndr, rivolgendoci alla parte più riformista della comunità, quella forse meno ascoltata dalla politica. Tra questi, in molti avevano già aderito al progetto politico di Lopatriello che sarà inclusivo di personalità di Forza Italia e Policoro Futura. Quindi, nel caso si riuscisse a sedere tutti intorno ad un tavolo, senza i propri simboli di appartenenza che ne determinino troppo l’orientamento politico, noi ci saremo”.

Come mai per sua precedente esperienza non ha dialogato o cercato di costruire qualcosa col Centrosinistra e col Partito Democratico?

Io avrei preferito che il progetto presentato fosse più orientato verso un “centrismo di sinistra”, se così si può definire. Il Pd sarebbe stato il nostro partner privilegiato. Purtroppo le interviste e consultazioni fatte con diverse anime del Partito Democratico e del Centrosinistra, ahimè, non hanno prodotto effetto. Mi sono fatto da garante a guidare questo percorso ma non ho trovato consensi o volontà di collaborare per un progetto comune e progressista. Il Pd tace, gli altri protagonisti del Centrosinistra, da Gianluca Marrese a Franco Labriola non erano d’accordo sulla mia figura. A questo punto, dopo aver verificato il campo ho dovuto trarre le mie conclusioni”.

Eppure lei nel Centrosinistra è stato protagonista, anche come consigliere regionale al fianco del governatore Marcello Pittella. Si sente tradito dal Pd dopo le ultime elezioni regionali?

“Ho partecipato alla fase costituente del Pd, dal 2007, ho sottoscritto e rappresentato una posizione che oggi è rappresentata dal segretario Enrico Letta. Poi le mie esperienze col Pd sono leggermente sfumate per effetto di quella mancata spinta “contaminatrice” come la definiva Walter Veltroni per chi,  come me veniva da altre esperienze politiche. Tutti dovevano aver voce in capitolo all’interno del Pd e non solo quelli che venivano dai Ds o dalla Margherita. Io, ex socialista e moderato ex Forza Italia, non sono mai stato “amato” per il mio passato: mi hanno piano piano chiuso tutte le porte. Il Pd è un’area di pensiero che mi ha deluso a causa della scarsa valorizzazione con cui tratta chi non viene da una storia tipicamente di sinistra. Ds e Margherita, portano i loro candidati che per il Pd sono “credibili”, gli altri non meritano chances. Anche a Policoro per esempio non c’è stata voglia di creare un centro aggregativo e riformista: se l’obiettivo viene da loro ok, se l’idea la propongono gli altri, tutto è vissuto con diffidenza. Spero che il neo segretario regionale sappia farsi ispirare dalle nuove personalità sulla scena lucana e apra le porte a nuovi elementi che possano riformare la scena democratica. Con Lopatriello, con cui ho già amministrato, c’è questa visione, a Policoro infatti manca da troppi anni una fase programmatica che possa farla crescere ancora di più”.

L’Amministrazione comunale di Policoro a guida Enrico Mascia ha attraversato, negli ultimi anni, diverse problematiche, dalla questione rifiuti alla Pandemia da Coronavirus che inevitabilmente ha condizionato gli ultimi due anni di mandato. Lei, che è stato anche Sindaco di Policoro, che voto si sente di dare al suo “collega” Mascia?

Per quanto riguarda la gestione dell’emergenza sanitaria, il lavoro è stato encomiabile e purtroppo per colpa del Covid, tanti sono stati i progetti che hanno subito dei rallentamenti. Per il resto però quest’Amministrazione, di cui mi sembra di capire che l’opinione pubblica non abbia grande stima, si è spesso rinchiusa su sé stessa, togliendo spazi dialettici e di confronto, mancando di comunicazione chiara sulle cose che stava facendo o ipotizzando di mettere in campo per la città. Al sindaco Enrico Mascia mi sento di dare una sufficienza perché credo che abbia lavorato alacremente, con la maggioranza politica e con la coalizione che aveva a disposizione. Posso sbagliarmi ma se c’è una cosa per cui mi sento di criticare Mascia è quella percezione di “eccessivo distacco” che ha avuto con la comunità, un corpo forse a volte distante dalle problematiche del cittadino. Magari avrebbe dovuto infondere un senso di capacità di gestione diretta dei problemi, senza delegare tutto ai propri assessori. Questo ne ha indebolito la sua figura sotto i personalismi degli stessi”.

Parliamo di un altro suo “collega” l’assessore regionale alla Sanità, ed ex primo cittadino policorese, Rocco Luigi Leone. E’ ancora, in qualche modo, il suo principale competitor politico?

“A Rocco Leone do il merito di essere bravissimo ad intercettare il consenso della popolazione a suo favore: un leader però incapace nella gestione della cosa pubblica. Basta pensare, dopo l’esperienza fatta a Policoro, quello che ha fatto per la Sanità in Regione Basilicata, senza riuscire a tutelare lo stesso ospedale della cittadina in cui è stato sindaco. Per fortuna in questo periodo, dopo essersi messo contro tutte le organizzazioni e ceti sociali, ultimamente ha smesso di parlare a sproposito, tacendo su tante questioni. Meno male…”.

Antonio Di Sanza Presidente della Commissione dei Lucani nel Mondo: che esperienza è stata quella vissuta dal 2010 al 2012? Oggi è un’iniziativa che è stata notevolmente ridotta…

“E’ una delle esperienze che mi ha gratificato di più, arricchendomi dal punto di vista sociale e professionale. L’amore dei tanti emigrati lucani m per la propria patria in tutto il mondo mi ha testimoniato di un’umanità disarmante, quella di persone che non erano soltanto legate alla Basilicata ma soprattutto ai propri comuni di nascita. Queste persone, realizzatesi in altre comunità lontanissime dall’Italia, continuano a perpetrare l’amore, le tradizioni e le radici del proprio comune in ogni angolo del mondo. Purtroppo dopo questa mia esperienza, la Commissione dei Lucani nel Mondo, ha subito un brusco ridimensionamento, come se fosse un ufficio che sprecasse risorse dei contribuenti, non pensando che fosse una promozione del territorio a costo zero, considerato che si basava sull’amore di queste emigrati. Peccato che sia svilita così, evidentemente manca anche un cambio generazionale che possa rinverdire questo programma”.

Chiudiamo con un proposito per Policoro?

“Che si uniscano le competenze ed i progetti per la città. Non è tempo di divisioni o personalismi. Che ben vengano le alleanze per il bene ed il futuro dei cittadini”.