Stasera è una di quelle volte che non ce le hai le parole giuste da dire. Tanto più non ce l’hai se vuoi raccontare un ricordo di una delle persone più care conosciute in Basilicata.

Presidente, presidente perché hai fatto a tutti noi questo scherzetto?

Ci eravamo sentiti ieri pomeriggio, una lunga telefonata di quelle solite che ci scambiavamo con qualche richiesta da parte mia, magari un commento ufficiale o l’intervista sull’inizio della stagione dei prossimi campionati di Eccellenza, Promozione, Prima e Seconda Categoria.

“Francè ma lo sai che sono a casa che mi sono rotto il femore?”, mi avevi detto ed io mi ero sentito a disagio nell’averlo saputo solo così. “Hai visto quante cose sono successe nelle ultime settimane?”.

Da qui l’intervista, durata 10 secondi, era ufficialmente già finita. Perché queste erano le nostre telefonate caro Presidente Pietro Rinaldi, due battute che diventavano un’infinità di commenti e scambi di vedute, opinioni inconfessabili che odiavo perché puntualmente ti giuravo che non avrei riportato in un articolo.

Da sinistra, il giornalista Franco Lauro e il presidente Cr Basilicata, Pietro Rinaldi

Quanto amavi le tue squadre di calcio, Presidente! Conoscevi tutti, dal primo all’ultimo dei tuoi tesserati, dai magazzinieri ai presidenti dei club, passando dai calciatori, gli allenatori ed i loro schemi preferiti.

Un archivio incredibile, la memoria del calcio lucano.

La pietra miliare dell’intero movimento sportivo e dilettantistico regionale che da oggi non c’è più.

Te ne sei andato silenziosamente com’era il tuo stile, quello di una persona umile, caparbia ma straordinariamente moderata che nella diplomazia e nel dialogo sapeva coniugare le difficoltà dei propri atleti. Di loro cercavi sempre di salvare e mantenere la passione verso questo sport nella tua terra.

Ce l’hai sempre messa tutta caro Presidente e quando non ce l’hai fatta è stato perché, non te la prenderai se lo dico, i numeri della Basilicata sono sempre stati fin troppo esigui per cercare di sovvertire l’interesse nazionale.

Ma tu i problemi dei club lucani, dei tuoi ragazzi, te li portavi sempre dietro. Non come un fardello ma come un dolce cuscino con cui uscivi dal Comitato sapendo di essere, talvolta, l’unico responsabile a cui sarebbero arrivati complimenti (pochi in verità), e ingiurie (sin troppe, ultimamente).

Ieri, prima di chiudere la nostra telefonata, mi avevi pregato di chiamarti anche oggi: mi avresti aggiornato su alcune situazioni che meritavano, e meriteranno, un lungo approfondimento da qui ai giorni a venire.

Ma il telefono oggi ha squillato senza risposta.

Avrei voluto dirti chissà quante altre cose…a questo punto però tutto resterà etereo e le nostre chiacchiere, quelle pure, saranno un ricordo. Come i nostri messaggi.

Se c’è una cosa che mi dispiace della tua dipartita caro mio Presidente è il fatto che tanti protagonisti del calcio lucano non conosceranno mai quel tuo sogno che mi illustrasti quasi un anno e mezzo fa, ad un mese esatto dallo scoppio della Pandemia da Coronavirus.

Avevi immaginato una soluzione incredibile, anche avveniristica per il calcio dilettantistico lucano. E chissà se questa un giorno verrà mai utilizzata.

Sarebbe stata la svolta.

La svolta che avresti dato tu all’intero movimento.

Tu, Pietro Rinaldi, l’ultimo grande Condottiero del calcio lucano.