“Il metodo di condurre e pilotare la vicenda politica lo riteniamo errato e divisivo oltre che inadeguato. Si rischia di innescare l’indebolimento dell’associazione dei sindaci in un tempo così problematico nel quale le amministrazioni locali devono continuare, invece, a essere baluardo coeso a difesa delle rispettive comunità. Noi non ci stiamo, saremo piuttosto sempre con chi, come noi, è disposto a costruire e non a distruggere, a unire e non a dividere.
Pur nel rispetto del regolamento, ha prevalso un interesse minoritario a discapito di quello generale, tanto da far apparire l’azione strumentale e opportunistica e, sia che si vinca o che si perda che lo faccia il centro destra o che lo applichi il centro sinistra, appare essere un metodo fuori dal tempo. I 21 sindaci componenti di un Direttivo, nato per evitare vuoto di poteri, hanno deciso di assumersi la responsabilità del nuovo presidente regionale dell’Anci, a fronte di una platea di oltre 100 sindaci che chiedeva di poter partecipare alla scelta.
Dopo un documento di tutte le forze riformiste e dei socialisti col quale si chiedeva di rinviare, nonostante 33 sindaci lo abbiano chiaramente espresso, nonostante quanto pattuito in termini di direttivo provvisorio all’elezione di Adduce, solo 21 su 24 – due assenti e il socialista che ha abbandonato la votazione in maniera polemica ma coerente con la posizione espressa – si è deciso di andare avanti sulla persona di Andrea Bernardo. Ad Andrea vanno i nostri auguri di buon lavoro. Appare però chiaro che i voti del centro destra a volte servono e a volte no, e che non si possono accusare gli altri di incoerenza o di mancanza di buon senso, quando si è poi i primi a praticarli.
E’ caduto nel vuoto l’appello di Italia Viva e di tutte le forze riformiste della Basilicata che, insieme al Psi, avevano chiesto formalmente di non procedere a eleggere il presidente dell’Anci all’interno della ristretta cerchia del Direttivo, ma di farlo nella più ampia platea dell’assemblea congressuale, dopo le elezioni amministrative di ottobre.
Per Acquedotto Lucano si è voluto strumentalizzare politicamente qualcosa che era puramente istituzionale e, non contenti, si è provato a forzare anche sulla vicenda Anci. Non si comprende a cosa, e a chi, possa giovare questo modo di fare. Abbiamo il dovere di costruire un’alternativa democratica, credibile, politicamente lungimirante, condivisa e partecipata dall’intera comunità lucana.
La politica di cui vogliamo essere protagonisti non è quella delle prevaricazioni e nemmeno dei veti. Italia Viva è per condividere e costruire, non certo per generare conflitti politici e, soprattutto, istituzionali che ledono la credibilità di quello che, invece, dovremmo contribuire a rilanciare.
Appaiono evidenti le incongruenze di una coalizione che lascerebbe presagire un asse preferenziale PD e Cinque Stelle, che non è la strada che noi auspichiamo. Vorremmo provare a respirare aria nuova di riformismo vero e di collegialità praticata. Sicuramente non stiamo e non staremo, come Italia Viva, col cappello in mano. Esigiamo il rispetto nelle idee, nelle proposte e nelle rappresentanze, ad ogni livello, e lavoreremo per costruire le condizioni di un reale protagonismo delle forze politiche liberali, riformiste e moderate, sempre in contesti che vedano prima la costruzione e non la distruzione”.
Lo dichiarano i Coordinatori Regionali e Provinciali di Italia Viva