A conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica e svolte dai militari della Stazione Carabinieri di Atella (PZ), è stata data esecuzione alla misura cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Potenza che ha disposto la custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di A. C., ritenuto gravemente indiziato di atti persecutori commessi nei confronti dei propri genitori.

Le indagini sono partite lo scorso mese di marzo, quando una pattuglia della Locale Stazione Carabinieri era intervenuta in agro del comune di Atella dove due coniugi, di 77 e 71 anni, per futili motivi, erano stati aggrediti verbalmente dal loro figlio che, alla presenza anche di altri parenti, li aveva gravemente minacciati impedendogli l’accesso ai propri terreni.

L’episodio, come successivamente accertato, si rivelava essere solo l’ultimo di una lunga serie di minacce ed intimidazioni che i due stavano subendo ormai da svariati anni, da quando i loro rapporti si erano logorati.

Il figlio, pur vivendo in un’abitazione a pochi metri di distanza dalla loro, non gli aveva più rivolto la parola ed aveva iniziato ad assumere atteggiamenti aggressivi e violenti. Situazione che, nel tempo si era aggravata, tanto che offese e minacce di morte erano ormai diventate quotidiane e sempre più pesanti.

In un’occasione, ad esempio, A. C. aveva minacciato di impiccare la madre ad un albero, provvedendo all’uopo anche a posizionare un trattore sotto una pianta, in un’altra aveva detto al padre che lo avrebbe “scannato come un agnello”.

Il perdurare di tali condotte aveva ingenerato nell’anziana coppia un grave stato di ansia e di paura per la sua incolumità che non le aveva consentito di trovare prima la forza di denunciare i soprusi subiti, costringendola peraltro a cambiare le proprie abitudini di vita.

Proprio l’indole violenta del figlio, infatti, aveva indotto i due anziani coniugi a non uscire di casa per evitare le occasioni di incontro ed aveva addirittura scoraggiato le visite di parenti ed amici, facendoli così sentire prigionieri nella loro proprietà.

Articolo tratto da UfficioStampaBasilicata.it