I lucani attendono ormai da quasi un anno l’attuazione, in Basilicata, della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità.
Si tratta, infatti, di un servizio garantito da una legge nazionale, la numero 77 del 17 luglio 2020, che molte amministrazioni regionali italiane, cui notoriamente compete la gestione della materia sanitaria, hanno già recepito, anche a causa della pandemia da Covid-19 che, tra le altre cose, ha messo in evidenza numerose carenze del sistema.
In Basilicata, però, è accaduto tutt’altro.
Il 24 novembre 2020, dai banchi della Lega, nella maggioranza del Consiglio regionale, la consigliera Sileo ha presentato una proposta di legge relativa alla stessa materia della legge 17 del governo nazionale. 4 mesi dopo, tra l’altro senza neanche fare riferimento, nel testo della proposta, alla pandemia in corso, ne tantomeno alla mai attuata legge regionale n° 13 del 2010 (per l’istituzione dei servizi delle professioni sanitarie infermieristiche) bensì a norme datate 2008.
Una scelta a dir poco inopportuna, considerato che si finisce con l’allungare di almeno 6 mesi un iter che, recependo semplicemente la norma nazionale, si sarebbe potuto concludere in un paio di settimane.
Questa è la posizione ribadita dall’OPI Matera anche in un’audizione che, nei giorni scorsi, c’è stata in IV Commissione regionale: la legge per l’istituzione dell’infermiere di famiglia e di comunità è già esistente e può essere recepita e attuata subito, anche perché l’assessore alla Sanità, Leone, è già in possesso di un progetto – a firma OPI Matera – che contiene una serie di proposte pratiche per rendere operativo da subito il servizio.
La pandemia non è finita e l’assistenza domiciliare si sta rivelando sempre più opportuna: quanto tempo ancora dovrà attendere l’utenza lucana?