Anche il mondo produttivo lucano guarda con estrema preoccupazione alla fiammata dei prezzi delle materie prime che sta determinando grandi difficoltà nell’evadere gli ordini e, in alcuni, impossibilità di reperire adeguate forniture. Il rincaro senza precedenti sta interessano molti materiali: la gran parte dei metalli – come acciaio, alluminio rame, zinco e nichel, interessati dai rincari più elevati – ma anche plastiche, legname e imballaggi. Gli effetti si ripercuotono in maniera trasversale su tutti i settori della nostra manifattura, dalle costruzioni, alla meccanica, passando dall’industria dell’arredo e del mobile imbottito, alla logistica. Dopo i forti cali dei costi durante la crisi Covid 2020, la ripresa esplosiva della Cina e la ripartenza economica degli Usa, insieme a concomitanti fattori speculativi, hanno fortemente alterato le dinamiche di mercato mettendo in difficoltà soprattutto l’Italia, in qualità di Paese prevalentemente trasformatore.
“Il fenomeno è destinato a manifestarsi con ricadute sempre più importanti ed evidenti anche sul nostro tessuto produttivo – è l’allarme del presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma – caratterizzato dalla netta predominanza di settori che maggiormente stanno risentendo di questa impennata anomala, a partire dall’automotive. Una circostanza che riteniamo ancora più pericolosa in questo preciso momento storico. L’aumento dei costi di produzione e la conseguente contrazione dei margini di utile attesi rischiano di vanificare gli sforzi di timida ripresa che le imprese stanno provando ad opporre all’emergenza pandemica ancora in atto. I prezzi sono alle stelle, le materie prime scarseggiano ed evadere gli ordini diventa sempre più difficile”.
L’allarme arriva anche dall’ANCE di Basilicata “per le ripercussioni che si avvertono nel settore delle costruzioni e dell’edilizia”, spiega il presidente Vincenzo Auletta. Secondo le stime dell’Associazione nazionale il prezzo dell’acciaio, tra novembre 2020 e febbraio 2021, ha registrato un aumento eccezionale pari a circa il 130 per cento. L’impennata dei prezzi ha riguardato non solo i prodotti siderurgici ma anche altri materiali plastici ed isolamenti. Il risultato è un notevole rallentamento dei cantieri. L’esecuzione di opere previste da contratti già in essere non risulta sostenibile dal punto di vista economico, non essendo contemplata la possibilità di una revisione degli stessi sulla base di un adeguamento all’inattesa esplosione dei prezzi.
L’Ance ha quindi sollecitato il Governo a farsi promotore di un intervento per consentire di riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari intervenuti ed evitare così che il fenomeno si trasformi nell’ennesimo colpo a un settore da anni in profonda crisi, ma che proprio in questo momento può trovare forti stimoli dal rilancio degli investimenti spinti dal Bonus al 110 per cento.